Bitcoin, JP Morgan rimane bearish e presenta il fair value, mentre investitori interpellati parlano di ‘veleno per topi’
JP Morgan rimane bearish sul Bitcoin e individua quello che, a suo avviso, è il fair value della criptovaluta numero uno al mondo. Oggi i prezzi del Bitcoin sono saliti fino a +5% oltre la soglia di $34.000 dopo l’annuncio del presidente di El Salvador Nayib Bukele, che ha reso noto che la moneta digitale diventerà valuta legale nel paese, a partire dal prossimo 7 settembre. I prezzi ora scendono di oltre il 3,5% a $32.690 circa.
Tornando a JP Morgan, gli strategist guidati da Nikolaos Panigirtzoglou assegnano al Bitcoin un fair value compreso tra $23.000 e $35.000 nel medio termine, in base a quanto emerge dal paragone della sua volatilità nei confronti dell’oro.
“Nonostante qualche miglioramento, i nostri segnali rimangono complessivamente bearish – hanno commentato gli strategist,
I motivi sono tanti “ma la vendita delle azioni di Grayscale Bitcoin Trust (GBTC) acquistate a gennaio dopo il periodo di lockup durato sei mesi, potrebbe emergere come un ostacolo aggiuntivo per il Bitcoin, nei mesi di giugno e luglio”.
Da segnalare che il Grayscale Bitcoin Trust è un ETF di cui JP Morgan aveva già parlato qualche mese fa sempre in relazione al Bitcoin: si tratta dello strumento più importante che gli investitori istituzionali hanno a disposizione per fare incetta del Bitcoin.
A questo fondo fa capo il Grayscale Bitcoin Trust che, al momento, gestisce asset per un valore di $21,9 miliardi. Questo trust permette agli investitori qualificati di acquistare direttamente azioni da Grayscale: dopo sei mesi, gli investitori possono poi vendere, con la scadenza del periodo di lockup, le stesse azioni, sui mercati, con il ticker GBTC.
Ora, sia a giugno che a luglio scadono i lockup sulle azioni GBTC che sono state vendute a fine 2020 e inizio 2021, e JP Morgan prevede che molti investitori che avevano acquistato i titoli sei mesi fa inizieranno a smobilizzarsi.
Così JP Morgan:
“Ricordiamo ai nostri lettori, che nei mesi di dicembre e gennaio abbiamo assistito ai flussi mensili più alti sul GBTC, pari rispettivamente a $2 miliardi e $1,7 miliardi”. Ma, “con la scadenza a giugno e luglio dei periodi di lockup, è probabile che questi investitori decidano di vendere almeno parte dei titoli GBTC, esercitando così una pressione ribassista sui prezzi di GBTC e, più in generale, sui mercati del Bitcoin”.
Per capire meglio la posizione ribassista di JP Morgan, basti pensare che, come ha indicato un recente articolo di Marketwatch, l’asset che presenta la correlazione più alta con il Bitcoin è proprio il Grayscale Bitcoin Trust GBTC.
Considerato il rischio, gli strategist del colosso bancario americano ritengono, di conseguenza, che la fase ribassista della criptovaluta numero uno al mondo non sia finita.
JP Morgan si è messa sotto i riflettori anche per un sondaggio che ha lanciato sul Bitcoin in occasione della sua 24esima conferenza macro, quantitativa e derivati, dell’11 giugno scorso.
Dal sondaggio è emerso che 1 investitore su tre considera la criptovaluta “veleno per topi”, mentre una percentuale del 16% la definisce “una moda passeggera”.