Borsa Milano in caduta: Enel e Stm tra i peggiori del Ftse Mib, si salvano le banche
Martedì amaro sui mercati con i timori di un’accelerazione dell’inflazione che hanno pesato sul sentiment degli investitori, con vendite soprattutto sui titoli tecnologici. In chiusura il Ftse Mib ha ceduto l’1,64% a 24.396 punti. Ad acuire le preoccupazioni hanno contribuito i dati arrivati dalla Cina: ad aprile l’inflazione misurata dall’indice dei prezzi al consumo è salita dello 0,9% su base annua, lievemente al di sotto del +1% atteso dagli analisti, mentre l’indice dei prezzi alla produzione è balzato del 6,8%, rialzo più forte dall’ottobre del 2017. I dati cinesi evidenziano che “l’inflazione è fortemente sentita a livello di produttore, con il PPI che solleva la questione di quanto di quell’inflazione alla fine sarà trasferita al consumatore”, argomentano da IG.
Tra i peggiori performer di giornata si segnala Stm con un tonfo del 3,37% complice l’umore molto negativo dell’intero settore tecnologico. Male anche le utility con Enel scivolata indietro del 2,5 per cento. Pesa la nuova ascesa dei rendimenti sull’obbligazionario con il Btp decennale arrivato a ridosso dell’1%.
In calo anche i titoli del risparmio gestito nel giorno in cui erano tutti al test conti trimestrali. Banca Mediolanum ha ceduto lo 0,39% dopo aver riportato nel primo trimestre 2021 un utile netto di 133,4 milioni di euro, in aumento del’85% rispetto ai 72,2 milioni del primo trimestre del 2020. Il consensus indicava un utile di 116 milioni. Il totale delle Masse Gestite e Amministrate ha raggiunto 97.718 milioni, con un incremento del 5% rispetto al 31 dicembre 2020 e del 25% rispetto al 31 marzo scorso.
Debole anche Fineco (-1,8%) nonostante utili e ricavi record. Nel periodo gennaio-marzo i ricavi sono saliti dell’8,4% a 218,2 milioni di euro, trainati dall’area Investing (+13,8% a/a) e dal Brokerage (+2,1% a/a). L’utile netto si è attestato su un nuovo record a 94,7 milioni, superiore agli 85,6 mln indicati dal consensus degli analisi.
Conti in arrivo domani prima dell’avvio delle contrattazioni per Poste Italiane (-0,45%) che ritraccia dai top 2021 toccati ieri. Il consensus vede per Poste ricavi a 2.877milioni di euro, ebit a 573 mln e utile netto a 408 milioni. Gli analisti di Intesa Sanpaolo vedono l’ebit attestarsi a 562 mln (+27,6% a/a) e utile a 400 mln.
Tra i pochi segni più di giornata figurano alcune banche: +0,98% Banco BPM, +0,9% Bper e +0,57% Unicredit; quest’ultima ha annunciato l’avvio del programma di acquisto di azioni proprie per 178,7 mln di euro. Intanto continua a tenere banco il risiko bancario. Gli analisti di Deutsche Bank rimarcano come il Decreto Sostegni-bis in via di approvazione, con le modifiche alle Dta che spostano a giugno 2022i termini per l’approvazione di aggregazioni, rende ancora più probabili scenari di M&A nella seconda metà dell’anno con Unicredit, Mps, Banco BPM, Bper e Popolare Sondrio che sono i principali indiziati.
Intanto, arriva il netto no di Mediobanca a a una possibile combinazione con Unicredit. “In finanza tutte le fantasie sono lecite e anche interessanti. Dal punto di vista industriale credo sia una combinazione che serva poco ad entrambi”, ha affermato Alberto Nagel, ad di Mediobanca.