Borsa Tokyo +0,63% nonostante Pil Giappone. Focus su novità Bank of Japan. A Wall Street futures deboli
Mercati azionari ancora sull’attenti, con uno sguardo rivolto alla paura di una Fed hawkish e un’altro ai numeri sull’inflazione che sono stati resi noti in Cina. Focus anche sulla pubblicazione del Pil del Giappone relativo all’ultimo trimestre del 2022, che è salito su base annualizzata dello 0,1%, zavorrato dalla debolezza delle spese per consumi.
Il Pil giapponese si è confermato più debole della crescita dello 0,6% diffusa in precedenza con i numeri preliminari e decisamente peggiore rispetto all’espansione dello 0,8% attesa dal consensus degli economisti intervistati da Reuters.
L’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo ha chiuso la sessione in rialzo dello 0,63% a quota 28.623,15, riportando la quinta sessione consecutiva in territorio positivo, per la prima volta dallo scorso 12 gennaio.
Occhio all’ultima riunione della Bank of Japan sotto la guida del governatore uscente Haruhiko Kuroda, iniziata oggi, che si concluderà con l’annuncio delle decisioni di politica monetaria nella giornata di domani.
Oggi intanto la Camera bassa del Parlamento giapponese ha votato a favore della nomina del nuovo governatore della Bank of Japan, nominato dal premier Fumio Kishida, l’economista Kazuo Ueda.
Tornando all’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo, il listino ha guadagnato dall’inizio della settimana più del 2,7% e si appresta a concludere la settimana migliore dal 27 gennaio scorso.
Riguardo alle altre borse asiatiche, la borsa di Shanghai perde lo 0,07%, Hong Kong +0,13%, Seoul -0,60%, Sidney +0,05%.
Alle 7.50 circa ora italiana, i futures sul Dow Jones viaggiano appena al di sotto della parià, così come i futures sullo S&P 500, mentre i futures sul Nasdaq perdono lo 0,13%.
Ieri, il Dow Jones ha chiuso in calo di 58.06 punti, o dello 0,18%, dopo il tonfo di quasi -600 punti della sessione precedente, scatenato dai sell off che si sono abbattuti sulle azioni Usa dopo le dichiarazioni rilasciate dal presidente della Fed Jerome Powell al Senato.
Nel far riferimento a un’economia più solida delle attese, Powell ha lasciato intendere che i tassi potrebbero salire a un livello superiore rispetto a quanto anticipato, a causa della necessità di fermare la crescita dell’inflazione, ancora troppo sostenuta.
Ieri Powell ha parlato per la seconda volta, nel corso di un’audizione alla Commissione di Servizi Finanziari della Camera. Il numero uno della Fed ha precisato che non è stata presa alcuna decisione riguardo all’entità del rialzo dei tassi che sarà annunciato nella prossima riunione del Fomc, il braccio di politica monetaria della banca centrale.
Dal fronte economico della Cina, resi noti i dati sull’inflazione relativi al mese di febbraio.
L’inflazione della Cina misurata dall’indice dei prezzi al consumo (CPI) è salita dell’1% su base annua, livello inferiore rispetto al +1,9% atteso dal consensus, rallentando il passo rispetto alla crescita del 2,1% di gennaio.
Su base mensile, l’indice CPI è sceso dello 0,5%, rispetto al rialzo dello 0,2% atteso e in decelerazione rispetto al +0,8% di gennaio.
Resa nota anche l’inflazione della Cina misurata dall’indice dei prezzi alla produzione, che ha riportato su base mensile, a febbraio, una performance piatta, scendendo su base annua dell’1,4%, più del calo dell’1,3% stimato e rispetto alla flessione dello 0,8% di gennaio.