Borsa Tokyo +0,64% dopo nomina Ueda a BoJ e Pil Giappone. Attesa per dato cruciale Usa
Trend positivo delle borse asiatiche, dopo la chiusura al rialzo di Wall Street. L’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo ha chiuso in rialzo dello 0,64%, nel giorno in cui il governo guidato dal premier Fumio Kishida ha annunciato la nomina di Kazuo Ueda a nuovo governatore della Bank of Japan.
Ueda prenderà il posto dell’attuale governatore Haruhiko Kuroda, che ha preso le redini della banca centrale del Giappone il 20 marzo 2013 e il cui mandato termina ufficialmente il prossimo 8 aprile 2023.
La nomina di Ueda porta i trader a scommettere sulla normalizzazione della politica monetaria della Bank of Japan, incentrata finora sui tassi negativi e sul controllo della curva dei rendimenti.
Dal fronte macroeconomico del Giappone, diffuso il Pil relativo al quarto trimestre del 2022, salito al ritmo annualizzato dello 0,6%, ben al di sotto della crescita pari a +2% stimata dagli economisti interpellati da Reuters.
Il Pil giapponese ha comunque recuperato dalla contrazione sofferta nel terzo trimestre, pari a -1%. Su base trimestrale, il Pil del Giappone è avanzato dello 0,2%, deludendo anche in questo caso le stime di una crescita al ritmo dello 0,5%.
Riguardo alle altre borse asiatiche, la borsa di Hong Kong è sotto pressione, con un calo dello 0,17%. Bene Shanghai +0,15%, Sidney +0,18%, Seoul +0,50%.
Ieri a Wall Street il Dow Jones Industrial Average è salito di 377 punti (+1,1%), a 34.246,32, riportando la performance migliore del mese di febbraio.
Lo S&P 500 è avanzato dell’1,15% a 4.137,40 e il Nasdaq Composite ha riportato un progresso dell’1,48% a 11.891,67.
Voglia di recupero da parte della borsa Usa, dopo che lo S&P 500 e il Nasdaq hanno perso la scorsa settimana rispettivamente l’1,11% e il 2,41%, riportando il trend su base settimale peggiore dal mese di dicembre.
I futures sui principali indici azionari Usa oscillano ora poco al di sotto della parità, riflettendo tutta l’incertezza in vista della pubblicazione, alle 14.30 ora italiana, dell’indice CPI Usa, parametro che rileva il trend dell’inflazione, relativo al mese di gennaio.
Si tratta di un dato cruciale che darà agli investitori maggiori segnali sulle prossime mosse sui tassi che la Fed guidata da Jerome Powell potrà decidere di lanciare.
L’indice CPI Usa di gennaio è atteso in rialzo dello 0,4% su base mensile (dagli economisti intervistati da Dow Jones) e del 6,2% su base annua. Il CPI core è atteso in crescita dello 0,3% su base mensile e del 5,5% su base annua.
Dagli ultimi numeri disponibili sull’inflazione Usa, è emerso che, nel mese di dicembre, l’indice dei prezzi al consumo degli Stati Uniti ha rallentato ulteriormente il passo, salendo del 6,5% su base annua, rispetto al +7,1% del mese precedente.
Il dato è stato pressocché in linea con le attese, visto che gli analisti intervistati da Bloomberg avevano previsto un indice dei prezzi al consumo CPI headline in crescita del 6,6% su base annua.
Su base mensile, l’inflazione Usa è scesa dello 0,1% su base mensile, più del trend invariato atteso.
Volge intanto al termine la stagione delle trimestrali Usa. Questa settimana, tocca a giganti del calibro di Coca-Cola, Marriott, Cisco.
Finora, diverse aziende hanno riportato trimestrali peggiori delle attese al punto che uno studio di Credit Suisse ha messo in evidenza che, quella che si sta per concludere, è la stagione degli utili (riferita ai risultati di bilancio del quarto trimestre del 2022) peggiore in più di 20 anni.