Borsa Tokyo giù, peggio Hong Kong con scivolone -2%. Non solo Tencent e NetEase, affondano anche titoli scuole private per nuova stretta Pechino
Borse asiatiche in ribasso, dopo la terza sessione consecutiva di cali sofferta a Wall Street dagli indici Dow Jones e S&P 500 e sulla scia degli ennesimi avvertimenti che il governo di Pechino ha lanciato ad alcuni colossi hi-tech. L’indice Hang Seng di Hong Kong scivola di oltre il 2%; l’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo ha chiuso la sessione in calo dello 0,57%. Borsa di Shanghai poco mossa; Sidney -1,88%, Seoul -1,58%.
Oggi grande market mover dei mercati europei nello specifico e internazionali in generale sarà la riunione del Consiglio direttivo della Bce di Christine Lagarde, che darà indicazioni sul futuro del bazooka monetario PEPP, in un contesto economico, quello dell’area euro, che ha assistito a una forte impennata dell’inflazione.
Tornando alla borsa di Hong Kong, la voce grossa di Pechino sta affossando i titoli Tencent, NetEase e di altre società cinesi attive nell’industria dei videogiochi.
Le quotazioni scontano la convocazione dei vertici dei relativi colossi da parte delle autorità di regolamentazione di Pechino, che hanno avvertito che ogni violazione delle regole sui tempi in cui i bambini potranno giocare ai videogame online “sarà seriamente affrontata”.
Tencent crolla di oltre il 6% alla borsa di Hong Kong, mentre NetEase arretra di oltre il 7%. Alla fine di agosto l’autorità di Pechino preposta al controllo e alla regolamentazione del comparto editoriale, comunicazioni e Internet, ovvero la National Press and Publication Administration, ha pubblicato nuove regole che fissano a tre ore la settimana il numero massimo di ore in cui i bambini e i minori di 18 anni possono giocare ai videogame online.
Dell’attuazione di queste regole, saranno responsabili le società fornitrici di questi servizi, come per l’appunto Tencent e NetEase.
Ma il giro di vite di Pechino non si ferma qui. Il governo ha introdotto anche un divieto per le scuole private di fornire lezioni online o in siti non registrati.
I titoli delle società appartenenti al settore scolastico privato come New Oriental Education & Technology e Koolearn Technology affondano fin oltre il 6%.
Ancora peggio il titolo Evergrande, che capitola di oltre il 9%, a causa dell’incertezza che continua ad assediare il futuro del gigante cinese attivo nel comparto immobiliare travolto dai debiti.
Dal fronte macroeconomico della Cina, diffusi i dati sull’inflazione. Nel mese di agosto, l’indice dei prezzi al consumo è salito dello 0,8%, su base annua, meno del rialzo dell’1% atteso e contro il +1% del mese precedente. Su base mensile, il dato è avanzato dello 0,1%.
Diffuso anche l’indice dei prezzi alla produzione, volato su base annua del 9,5%, al record degli ultimi 13 anni, come a luglio, e più del +9% stimato dagli analisti. Su base mensile, il dato è aumentato dello 0,7%.
Ieri il Dow Jones e lo S&P 500 sono scesi per la terza sessione consecutiva, mentre il Nasdaq è arretrato per la prima sessione delle ultime cinque. Il Dow Jones Industrial Average ha perso 68,93 punti, a 35.031,07 punti, mentre lo S&P 500 è arretrato dello 0,13% a 4.514,07. Il Nasdaq Composite è sceso dello 0,57% a 15.286.64.
Ieri la Fed ha pubblicato il Beige Book, il rapporto sulle condizioni economiche degli Stati Uniti che la banca centrale Usa pubblica otto volte l’anno e la cui ultima edizione si riferisce ai mesi di luglio e agosto.
Dal report è emerso che l’economia degli Stati Uniti ha sofferto un rallentamento, che ha portato il suo tasso di crescita a indebolirsi lievemente a “un ritmo moderato”. L’indebolimento si deve agli effetti sull’economia della diffusione della variante Delta.
Allo stesso tempo, riguardo all’inflazione, il Beige Book ha confermato che le aziende americane stanno facendo fronte a un aumento dei costi, aggravato dalla carenza delle materie prime e dei beni di produzione; in molte aree, secondo la Federal Reserve, le aziende saranno probabilmente costrette a riversare l’aumento dei costi sui consumatori.
Dal rapporto della Fed è risultato che, in generale, l’inflazione “è solida a un ritmo elevato”: la metà dei 12 distretti esaminati dalla banca centrale ha indicato una “forte” pressione e l’altra metà che ha parlato di pressioni “moderate”.