Borse europee tentano il rimbalzo dopo paura dettata da Omicron e Fed
Le Borse europee tentano il rimbalzo in avvio di contrattazioni, provando a gettarsi alle spalle un’altra seduta difficile, in un’altalena iniziata venerdì scorso in scia alla scoperta della nuova variante Omicron del coronavirus. Nei primi minuti di scambi il Dax di Francoforte sale dello 0,9%, mentre il Cac40 e il Ftse 100 mettono a segno un rialzo rispettivamente dello 0,8% e dello 0,4 per cento. Ieri i ribassi erano stati alimentati dai timori sull’efficacia dei vaccini esistenti contro la variante Omicron dopo le dichiarazioni del numero uno di Moderna.
Ieri le vendite sono state acuite dalle parole di Jerome Powell, governatore della Fed, che nel corso della sua audizione al Senato ha affermato che il rischio di una maggiore inflazione è aumentato e che la banca centrale statunitense discuterà nella prossima riunione circa l’opportunità di concludere il tapering con qualche mese di anticipo. La prossima riunione della Fed è in programma il 14-15 dicembre. Potrebbe quindi essere sventato il pericolo di un tapering più aggressivo da parte della Fed. L’inflazione elevata, al 6,2% su base annua ad ottobre, dovrebbe diminuire nella seconda metà del 2022, ha aggiunto Powell, che ritiene opportuno abbandonare il termine “transitorio” per descrivere l’aumento dei prezzi.
Oggi il numero uno della Fed sarà ascoltato per una nuova udienza ma questa volta dalla commissione dei servizi finanziari della Camera dei rappresentanti, mentre in serata la Fed pubblicherà il Beige Book. Intanto in mattinata gli investitori seguiranno gli indici Pmi in arrivo da Italia, Germania, Francia, Gran Bretagna ed Eurozona relativo al mese di novembre. Dagli Usa nel pomeriggio giungeranno il sondaggio Adp sui nuovi occupati nel settore privato, come anticipazione dei dati sul mercato del lavoro di venerdì, l’indice Pmi Markit manifatturiero e l’indice Ism manifatturiero. In giornata l’Ocse pubblicherà l’economic outlook.
Alcuni riscontri macro sono arrivati stamattina dalla Cina con l’indice Pmi manifatturiero cinese stilato congiuntamente da Caixin e Markit che a novembre è sceso a 49,9 punti, facendo peggio dei 50,5 punti attesi dal consensus e bucando soprattutto, sebbene di un soffio, la soglia di 50 punti, linea di demarcazione tra fase di contrazione – valori al di sotto – e valori al di sopra. Il dato è rallentato rispetto ai 50,6 punti precedenti.