Coronavirus, Boris Johnson ricoverato in ospedale a Londra: ‘sintomi persistenti’
Il premier britannico Boris Johnson è stato ricoverato in un ospedale di Londra dopo aver contratto il coronavirus una decina di giorni fa, a causa di “sintomi persistenti”, che includono la febbre.
Stando a quanto riporta la BBC, il ricovero è stata una mossa “precauzionale” su consiglio del suo medico. Johnson verrà sottoposto a “esami di routine”.
In una nota, una portavoce di Downing Street ha riferito che: “su consiglio del suo dottore, il primo ministro è stato ricoverato stanotte per essere sottoposto ad alcuni test. Si tratta di un passo precauzionale, dal momento che il primo ministro continua a presentare sintomi persistenti di coronavirus 10 giorni dopo essere risultato positivo al test per il virus”.
“Il primo ministro ringrazia lo staff del Servizio sanitario nazionale per l’incredibile lavoro che sta facendo e lancia un appello ai cittadini, invitandoli a continuare a rispettare il consiglio del governo di stare a casa, per proteggere il Servizio sanitario e salvare vite umane”.
Boris Johnson è tra i leader mondiali che, più di tutti, hanno minimizzato la pandemia del coronavirus e la malattia COVID-19.
Inizialmente il suo governo ha dichiarato infatti di credere nell'”immunità di gregge” come strumento per “battere” il virus decidendo, praticamente, di non fare niente e di lasciare che il 60% della popolazione si infettasse per sconfiggere il virus.
In particolare, il consulente sanitario governativo Sir Patrick Vallance aveva riferito alla BBC Radio 4 che uno dei passi chiave da fare sarebbe stato quello di “creare una sorta di immunità di gregge in modo da avere più persone immuni a questa malattia e ridurre di conseguenza il contagio”. Qualche giorno dopo Matt Hancock, ministro della Salute del Regno Unito, ha negato che l’immunità di gregge fosse stata una strategia decisa per battere il COVID-19, annunciando che, invece, il governo avrebbe consigliato agli over 70 di auto-isolarsi e andare dunque in quarantena. (una politica in contrasto con le direttive del’OMS (World Health Organization, che raccomanda invece a tutti, a prescindere dall’età, di praticare il distanziamento sociale).
Soltanto qualche giorno dopo, Boris Johnson ha lanciato lo “stay at home”, raccomandando a tutti di rimanere a casa e decidendo di chiudere le scuole. Johnson ha auspicato per i lavoratori lo smart working e ha detto a tutti di, ove possibile, di smettere di frequentare pub, ristoranti, teatri o musei.
Dai dati di ieri, sono emersi 48.436 casi confermati di persone infettate dal coronavirus nel Regno Unito, a fronte di 4.943 morti.