Covid: Gimbe, si va verso una silenziosa e pericolosa congestione degli ospedali
L’epidemia da Covid-19 accelera anche in Italia. Secondo il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe, nella settimana 8-14 dicembre si è rilevato un aumento di nuovi casi (17,8%), delle terapie intensive (+11,2%) e dei decessi (+18,8%) rispetto alla settimana precedente.
I dati finora raccolti sulla variante Omicron mostrano che è più contagiosa della Delta e non è ancora chiaro se la rapida crescita nei Paesi con elevati tassi di copertura vaccinale dipenda dalla capacità del virus di sfuggire alla risposta immunitaria, dall’aumento di trasmissibilità o dalla combinazione di entrambi i fattori. Sembra emergere inoltre una maggiore incidenza di reinfezioni in persone guarite e una ridotta efficacia dei vaccini. Infine, anche se i dati sudafricani suggeriscono che questa variante possa causare un quadro clinico meno severo e quasi tutti i casi riportati in Europa sono lievi o asintomatici, le evidenze in tal senso non sono ancora robuste.
In questo scenario l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato il rischio della diffusione della variante Omicron come molto alto, raccomandando ai paesi di rafforzare sorveglianza e sequenziamento, di accelerare la somministrazione di vaccini e richiami (l’ECDC, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, raccomanda di accorciare il tempo del richiamo a 3 mesi invece di 5) e di potenziare le misure non farmacologiche per il contenimento dell’epidemia: mascherine, distanziamento sociale ed evitare assembramenti, igiene delle mani, ventilazione degli ambienti chiusi, smartworking.
“In questo contesto – conclude Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – le ultime misure del Governo non hanno modificato i criteri per assegnare i colori alle Regioni, definiti quando non erano noti il declino dell’efficacia vaccinale e la necessità delle terze dosi e non incombeva la minaccia di una variante così preoccupante. Criteri che lasciano alle Regioni la massima autonomia nell’aumentare la disponibilità di posti letto per ridurre i tassi di occupazione, con il rischio di congestionare silenziosamente gli ospedali e limitare l’accesso alle cure ai pazienti non Covid”.