Crollo di Unicredit frena il Ftse Mib, bene le altre banche. Acquisti anche su ENI e FCA
Il crollo di Unicredit in scia alla notizia del divorzio da Mustier frena oggi il Ftse Mib che chiude le contrattazioni con un +0,18% a 22.099 punti cavalcando la scia dei nuovi record toccati da Wall Street.
Fumata grigia oggi dal meeting Opec+ che ha rimandato ogni decisione sull’estensione dei tagli all’offerta di greggio del 2021. I negoziati dovrebbero riprendere giovedì 3 dicembre. Da un lato, la debolezza della domanda rimane un problema, dall’altro lato il lancio dei vaccini anti-Covid potrebbe tradursi in uno scatto della domanda stessa.
Il petrolio ha reagito con cali nell’ordine del 2% sia per WTI che per Brent. Non ne ha però risentito ENI che è riuscita a chiudere oggi a +1,35% in area 8,40 euro. Bene anche Fca (+1,24%) in attesa che stasera verranno diffusi i dati delle immatricolazioni in Italia nel mese di novembre. Tra i migliori di giornata c’è poi STM con un +4,51%.
La giornata a Piazza Affari ha visto sulla graticola il titolo UniCredit, scivolato indietro dell’8% sotto la soglia degli 8 euro. L’ufficialità dell’addio dell’AD Jean-Pierre Mustier a fine mandato, nell’aprile del 2021, ha alimentato i timori tra gli investitori che temono una fusione a condizioni svantaggiose con Mps. Tra i più scettici c’è Mediobanca Securities che ha tagliato il rating sul titolo UniCredit da “neutral” ad “underperform”, parlando di “paradosso” della banca che, da predatrice, ora rischia di diventare preda di banche straniere e di essere fagocitata anche da qualche banca francese.
Di contro balza MPS con un rally del 3,7%. Tra le banche ben comprate anche Banco BPM (+1,38%) e Bper (+1,43%), possibili future spose. L’ipotesi di M&A è gradita al fondo Algebris di Davide Serra, azionista di entrambi gli istituti. “Sarebbe un’ottima operazione, perché è come se si unissero quattro ex popolari in una, ovvero Bpm, Banco Popolare, Bper e un pezzo di Ubi, che è a sua volta originata da altre popolari””, ha dichiarato Davide Serra.
A completare la rassegna dei maggiori titoli bancari c’è il balzo di Intesa Sanpaolo che con il +2,68% di oggi si porta a un soffio dalla soglia dei 2 euro, sui nuovi massimi a quasi 9 mesi.