Dalla Fed alla BoE carrellata di annunci dalle banche centrali. Mercati cauti, a Wall Street futures in lieve ribasso
A Wall Street, i futures sui principali indici azionari Usa riportano un trend in lieve ribasso, che trova spiegazione nell’ennesimo maxi rialzo dei tassi da parte della Fed di Jerome Powell, e nella determinazione della stessa banca centrale ad andare avanti nel percorso delle strette monetarie, al fine di riportare l’inflazione al target del 2%.
Alle 14 circa ora italiana, i futures sul Dow Jones scendono dello 0,08%; quelli sullo S&P 500 arretrano dello 0,16%, quelli sul Nasdaq Composite scendono dello 0,28%.
La Federal Reserve, banca centrale Usa, ha alzato i tassi principali di riferimento degli Stati Uniti di 75 punti base, come da attese, confermando l’intenzione di procedere a ulteriori strette monetarie per combattere l’inflazione, che viaggia ai livelli massimi dagli inizi degli anni ’80.
I tassi sono stati portati nel range compreso tra il 3% e il 3,25%, al record dal 2008, con quella che è stata la terza stretta consecutiva di 75 punti base.
Occhio al dot plot, la tabella che riassume le proiezioni sulla direzione dei tassi degli esponenti del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed.
Dal dot plot emerge che i funzionari puntano su nuovi rialzi dei tassi fino a raggiungere il tasso terminale del 4,6%, nel 2023. Dalla stima mediana degli esponenti del Fomc è risultato che i funzionari della Fed prevedono che i tassi saliranno fino al 4,4% entro la fine del 2022. Powell & Co si apprestano dunque ad alzare i tassi fino a 100-125 punti base entro la fine dell’anno, nelle due riunioni rimanenti del Fomc.
Sempre dal dot plot sono emersi fino a tre tagli dei tassi nel 2024 e altri quattro nel 2025, che porterebbero i tassi di più lungo periodo a scendere a un valore mediano pari al 2,9%.
“Il mio messaggio principale non è cambiato da Jackson Hole – ha detto Jerome Powell, numero uno della Fed, nella conferenza stampa che ha seguito l’annuncio sui tassi Usa -Il Fomc è fortemente determinato a riportare l’inflazione al 2%, continueremo fino a quando il lavoro non sarà completato”.
“Dobbiamo lasciarci alle spalle l’inflazione. Vorrei che ci fosse un modo meno doloroso per farlo. Non c’è”, ha ammesso il presidente della banca centrale Usa.
Oggi giornata in cui a essere protagoniste sono state proprio le banche centrali.
La Bank of Japan di Haruhiko Kuroda continua a confermarsi mosca bianca tra le banche centrali di molte altre economie, impegnate a scongiurare e a domare nuove fiammate dell’inflazione.
Oggi la banca centrale del Giappone ha confermato infatti i tassi di interesse di riferimento al livello minimo di sempre, ovvero al -0,1%, il che significa che la politica monetaria si basa ancora sullo strumento dei tassi negativi, a cui la Bce di Christine Lagarde ha ormai rinunciato con le sue strette monetarie.
E’ finita invece l’era dei tassi negativi in Svizzera, dove la Swiss National Bank (SNB) ha alzato i tassi di interesse di riferimento allo 0,5%, con un aumento di 75 punti base.
L’inflazione in Svizzera è attualmente sui massimi da tre decenni, raggiungendo il 3,5% il mese scorso.
Poco fa è arrivato l’annuncio della Bank of England, che ha comunicato di aver alzato il tasso principale di riferimento del Regno Unito di 50 punti base, meno della stretta di 75 punti attesa da diversi trader, al 2,25% dall’1,75% precedente.
La stretta monetaria è stata la settima consecutiva e ha portato i tassi al record degli ultimi 14 anni, ovvero dal 2008. La Bank of England ha annunciato oggi di ritenere che il Regno Unito sia già in recessione.
Ieri il Dow Jones Industrial Average è scivolato di 522 punti (-1,70%), dopo essere balzato di oltre 300 punti nei suoi massimi intraday; lo S&P 500 ha perso l’1,71%, il Nasdaq Composite è sceso dell’1,79%.