Draghi fa gioire Piazza Affari, ma non le banche. Exploit per Prysmian e Ferrari
Ancora una volta Mario Draghi è riuscito a sorprendere mandando un messaggio più accomodante del previsto anche nel giorno dell’annuncio della temuta fine del QE. Piazza Affari ha così chiuso in corsa (+ l’indice Ftse Mib a quota 22.455 punti) dopo una prima parte di giornata in sofferenza per l’effetto Fed che si era mostrata più aggressiva del previsto sulle prospettive di rialzo tassi (altri due entro fine 2018 secondo i dot plots) ha alimentato il risk-off sui mercati.
La Bce da un lato ha annunciato la chiusura del QE a fine 2018 con acquisti di asset in diminuzione nell’ultimo trimestre dell’anno (da 30 a 15 miliardi di euro), dall’altro ha sorpreso indicando che i tassi rimarranno ai livelli attuali fino all’estate 2018, più a lungo rispetto a quanto il mercato si attendesse.
La Bce ha innescato vendite diffuse sull’euro (sceso sotto 1,17 contro il dollaro) innescando così gli acquisti sui titoli maggiormente sensibili a un dollaro forte. FCA, che nel 2017 ha generato circa il 75% dell’EBIT nell’area NAFTA, ha chiuso a +2,2%: Molto bene anche Ferrari (+3,67% a 127,2 euro), altro titolo dollar sensitive che viene da una serie di sedute positive che l’hanno spinta ai nuovi massimi storici. Oggi intanto gli analisti di Berenberg dicono ancora Buy sul titolo con prezzo obiettivo salito da prezzo obiettivo del titolo da 125 a 135 euro e ritengono che l’eventuale Ipo di Aston Martin (valutazione tra 4,6 e 5,7 miliardi di euro) implicherebbe per Ferrari un valore praticamente doppio rispetto a quello attuale, superiore ai 240 euro per azione.
Miglior titolo di giornata è stato Prysmian (+5,76% a 25,7 euro) con l’acquisizione di General Cable ha spostato molto il suo baricentro negli Usa.
Tra le big molto bene Eni (+1,95%) con gli analisti di Oddo hanno alzato il prezzo obiettivo su Eni da 18,5 a 19 euro reiterando la raccomandazione buy. Intanto, il Ministro del Petrolio egiziano Tarek El Molla ha dichiarato che ad agosto la produzione di gas del giacimento di Zohr potrebbe aumentare fino a 1,75 miliardi di piedi cubi di gas al giorno (bcfd). Eni, che possiede il 60% della concessione del Blocco di Shorouk che comprende il giacimento Zohr, mira a raggiungere una produzione di 2 mld di piedi cubi entro fine 2018 e del plateau a 2.7 bcfd nel 2019. A maggio Eni aveva annunciato l’avvio della terza unità di produzione che permetteva di portare la capacità complessiva installata a 1,2 miliardi di piedi cubi.
Unico settore in sofferenza è stato quello bancario (-1,2% Unicredit, -0,15% Intesa Sanpaolo) che paga l’allontanarsi del primo rialzo dei tassi.