Fmi: ‘rischio sell off su azionario, bond, debiti sovrani. In questo momento niente è al sicuro’
I mercati azionari e dei bond rischiano il sell off, in quanto le banche centrali, inclusa la Federal Reserve, potrebbero essere costrette ad alzare i tassi più di quanto gli investitori stimano al momento, al fine di frenare l’accelerazione dell’inflazione. E’ quanto ha detto Tobias Adrian, direttore del dipartimento dei mercati monetari e dei capitali dell’Fmi (Fondo Monetario Internazionale) ed ex vice direttore generale senior della Federal Reserve Bank of New York.
Così Adrian in un’intervista rilasciata a Bloomberg, successiva all’annuncio del Fondo, che ieri ha reso noto di aver tagliato le stime sulla crescita del Pil globale, relative sia al 2022 che al 2023, a un ritmo pari a +3,6%.
“Le banche centrali potrebbero dover adottare una politica monetaria restrittiva più di quanto prezzato al momento, il che significa che potrebbero esserci delle sorprese, andando in avanti – ha detto l’economista – L’azionario potrebbe assistere a un altro forte sell off. Potrebbero essere colpiti da ulteriori vendite anche i bond. Gli spread sul credito si sono allargati, anche se finora non in modo drammatico, e i rendimenti potrebbero salire ancora. Ci potrebbero essere altri sell off nel reddito fisso, tra i debiti sovrani. Di conseguenza, ritengo che nulla sia al sicuro, in questo momento”.
Le probabilità di un forte sell off di mercato aumenterebbero, ha detto ancora Adrian, nel caso in cui le strette monetarie delle banche centrali fossero accompagnate da una recessione.
L’Fmi prevede per il 2022 un tasso di inflazione al 5,7% per le economie avanzate e all’8,7% per i paesi emergenti e in via di sviluppo.
Le fiammate dell’inflazione dovrebbero rallentare poi il passo nel 2023, con gli indici dei prezzi al consumo attesi in crescita rispettivamente del 2,5% e del 6,5% nelle aree citate.
Focus sul boom non solo dei prezzi dei beni energetici, ma anche di quelli dei beni alimentari, il cui trend è particolarmente pericoloso nei paesi più poveri, Africa sub-Sahariana inclusa, dove le famiglie spendono fino al 60% dei loro budget per l’acquisto di cibo, rispetto a una percentuale di appena il 10% nelle economie avanzate.
I prezzi dei beni alimentari, ha ricordato il Fondo, stanno salendo a causa delle interruzioni che stanno colpendo le produzioni di Russia e Ucraina, per il conflitto in corso.