Ftse Mib chiude in affanno, giornata no per ENI ed Enel
Martedì negativo per Piazza Affari. L’indice Ftse Mib cede in chiusura lo 0,87%% a 20.730 punti. Pesa l’alert della Bank of England circa il significativo rischio sulla stabilità finanziaria del Regno Unito. La BoE ha reso nota l’intenzione di allargare i suoi acquisti di titoli di stato UK agli index-linked gilts, ovvero i bond le cui cedole riflettono il trend dell’indice dei prezzi al dettaglio del Regno Unito. In aggiunta sempre oggi il Fmi ha tagliato le stime sul Pil mondiale per il 2023 rimarcando che il ‘peggio deve ancora arrivare’ con inflazione più alta per periodo più lungo di quanto previsto. Sull’obbligazionario il rendimento del Treasury USA a 10 anni ha toccato un massimo giornaliero sopra il 4%.
Sul parterre di Piazza Affari hanno sofferto le big con -2,21% di Enel e -1,73% per ENI. Giù anche le banche con –1,73% per Banco BPM, -0,99% Bper e -1,78% Unicredit; su quest’ultima gli analisti di Jefferies hanno alzato il prezzo obiettivo da 17 a 17,5 euro con giudizio buy.
Infine, nuovi minimi storici per TIM (-2,7% a 0,1766 euro) dopo che CDP e Macquarie hanno affermato di aver bisogno di più tempo per preparare la loro offerta per la rete fissa. Le parti si incontreranno questa settimana. Indicazioni stampa odierne riportano che entro fine ottobre potrebbe arrivare un’offerta non vincolante, con termine per quello vincolante da posticipare a fine anno. In aggiunta Il Messaggero suggerisce un range di valutazione da 18 a 21 miliardi di euro (con Vivendi che ambisce a una valutazione di 31 miliardi di euro). Il Sole 24 Ore ricorda che la prima offerta di CDP sarebbe arrivata a 15 miliardi di euro, aggiungendo che si potrebbe trovare un accordo sopra 20 miliardi di euro.