Ftse Mib di poco sopra la parità. Acquisti su Tenaris e UniCredit
Seduta interlocutoria per Piazza Affari con l’indice Ftse Mib che ha testato nuovamente i massimi di periodo sopra quota 23 mila punti. L’indice guida del listino milanese ha chiuso a 23.046,05 punti, +0,24% rispetto alla precedente rilevazione. Spicca in particolare il +9,72% di Tenaris dopo la pubblicazione di una trimestrale in cui spicca la forte crescita degli utili. Il Cda ha inoltre approvato anche la distribuzione di un acconto dividendo.
Tra le banche si è mossa bene UBI (+0,88%) in scia del giudizio positivo arrivato da Credit Suisse che ha riavviato la copertura con valutazione “outperform” e target price a 5,15 euro indicando il titolo dell’istituto bergamasco, insieme a Intesa Sanpaolo (-0,42%), come sua “top pick” in Italia. Il broker elvetico parla di una “storia di ristrutturazione” non completamente prezzata considerando il potenziale in termini di ricavi derivante dall’operazione che ha portato all’acquisto di Nuova Banca Marche, Nuova Banca Etruria e Nuova Cassa di Risparmio di Chieti.
Bene anche UniCredit (+1,82%) che ha smentito la possibilità di un’indagine della Banca Centrale Europea nell’ambito delle cessione del portafoglio di NPL per 17,7 miliardi di euro. L’istituto di Piazza Gae Aulenti ha confermato che tutti i costi e le spese relativi alla transazione FINO (Failure Is Not an Option) sono stati contabilizzati, incluso un costo non ricorrente di 80 milioni di euro registrato nella “Non Core” nel terzo trimestre 2017 come già evidenziato nel comunicato stampa del 24 ottobre sui risultati preliminari del terzo trimestre.
Brusca frenata per Ferrari (-2,89%) in coincidenza con l’uscita dei conti del terzo trimestre. Dopo i continui record toccati in Borsa (+117% negli ultimi 12 mesi), è andato in scena il classico “sell on news”. Nonostante sia stata rivista al rialzo, la nuova guidance è stata valutata abbastanza conservativa. I nuovi target 2017 vedono ricavi netti a circa 3,4 miliardi (in aumento rispetto ai 3,3 miliardi indicati in precedenza) e l’Ebitda adjusted a 1 miliardo, dai 950 milioni precedenti.
Oggi la Bank of England, come correttamente pronosticato da circa il 90% degli analisti contattati da Bloomberg, ha annunciato di aver incrementato il tasso di riferimento dallo 0,25 allo 0,5 per cento. Si tratta del primo rialzo da oltre 10 anni. Nonostante prezzi in rialzo e un tasso di disoccupazione ai minimi da 42 anni, l’economia britannica, alle prese con un rallentamento dei consumi e una contrazione degli indici di fiducia, sta iniziando a fare i conti con l’impatto della Brexit (la crescita della “Perfida Albione” è di un punto percentuale inferiore al 2,5% di Eurolandia). Su queste basi, è quindi probabile la stretta annunciata oggi dalla BoE resti isolata.
Sempre sul fronte banche centrali, attesa l’ufficializzazione da parte di Donald Trump della nomina di Powell come futuro presidente della Federal Reserve. Intanto, cresce l’attesa per i dati di domani relativi il mercato del lavoro statunitense ad ottobre, che dovrebbe tornare a correre dopo la battuta d’arresto registrata nella precedente rilevazione (consensus +312 mila posti dopo i -33 mila di settembre).