Ftse Mib ruggisce con le banche. Unicredit +5,8%, si sveglia anche Tim
Giro di boa di settimana a spron battuto per Piazza Affari. L’indice Ftse Mib ha guadagnato l’1,63% a quota 19.477 punti sotto la spinta del settore bancario, in deciso recupero dopo la debolezza delle ultime due sedute.
I mercati non hanno battuto ciglio all’esito del voto sull’accordo per la Brexit, bocciato dal parlamento UK. Ora il primo ministro Theresa May dovrà fronteggiare il voto di sfiducia e tra gli investitori serpeggia anche l’ipotesi di un nuovo referendum, oltre al rinvio del termine del 29 marzo. “Abbiamo ancora tempo per trattare ma ora Theresa May deve fare una proposta”, ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel.
Le banche hanno fatto la voce grossa con Unicredit in prima fila (+5,8%). Questa mattina l’istituto di piazza Gae Aulenti ha rimarcato che in virtù delle azioni intraprese e tenendo conto delle dinamiche del portafoglio di crediti deteriorati, ritiene che il dialogo normativo con la BCE possa portare a un impatto basso, a una sola cifra in termini di punti base, sul suo CET1 in riferimento alla copertura aggiuntiva del suo stock di crediti deteriorati, per ogni anno fino al 2024, data indicata dalla BCE nella sua comunicazione.
Molto bene anche l’altra big, Intesa Sanpaolo, salita del 3,5%. Oltre +3% per Banco BPM e UBI.
Infine è tornato sotto i riflettori il titolo Telecom Italia con un balzo del 2,47% in area 0,515 euro. Tra gli scenari su cui ragiona il mercato in vista dell’assemblea del 29 marzo c’è la possibilità che il fondo attivista Elliott, che ha in mano l’8,847% del capitale di Tim, aumenti la propria quota sfruttando i prezzi di saldo a cui viaggia il titolo Tim.