Inflazione Usa: indice prezzi produzione +8,5% a/a, su base mensile sale del doppio rispetto alle attese
L’inflazione degli Stati Uniti non accenna a raffreddarsi, non al ritmo stimato dagli analisti e sicuramente non in base ai desiderata della Fed: diffuso l’indice dei prezzi alla produzione di settembre, salito su base mensile dello 0,4%, il doppio rispetto all’aumento dello 0,2% atteso dal consensus e in decisa accelerazione rispetto alla flessione precedente dello 0,2%.
Su base annua, l’indice PPI è balzato dell’8,5%, più del +8,4% stimato dal consensus, ma meno del rialzo dell’8,7% di agosto.
Escluse le componenti più volatili rappresentate dai prezzi energetici e dei beni alimentari, l’indice dei prezzi alla produzione è avanzato su base annua del 7,2%, meno del 7,3% stimato, salendo su base mensile dello 0,3%, come da attese, e come il +0,3% precedente (dato rivisto al ribasso dal precedente aumento dello 0,4%).
Oggi saranno pubblicate anche le minute della Fed relative all’ultimo meeting del Fomc, il braccio di politica monetaria della banca centrale Usa, relative al 21 settembre scorso, quando i tassi principali di riferimento sono stati alzati di 75 punti base, come da attese, e Powell & Co hanno confermato l’intenzione di procedere a ulteriori strette monetarie per combattere l’inflazione, che viaggia ai livelli massimi dagli inizi degli anni ’80.
La banca centrale americana ha portato i tassi Usa nel range compreso tra il 3% e il 3,25%, al record dal 2008, procedendo alla terza stretta consecutiva di 75 punti base.
Ieri un assist alla Fed hawkish è arrivato dalla presidente della Fed di Cleveland Loretta Mester:
“Il rischio più grande che incombe sulla politica monetaria è che la Fed non alzi i tassi in modo sufficiente” per contrastare l’inflazione Usa – ha detto Mester, aggiungendo che la “Fed deve fare ancora progressi nell’abbassare l’inflazione” e che “la politica monetaria deve entrare in una fase restrittiva”.