Infortunio, il datore è responsabile anche per negligenza o imperizia del lavoratore
Una sentenza della Corte Suprema ha stabilito che il datore di lavoro è responsabile nei confronti del dipendente in caso di infortunio anche nel caso di negligenza o imperizia del lavoratore. Cosa significa?
L’ordinamento, in via generale, prevede che il datore di lavoro è tenuto a predisporre un ambiente di lavoro idoneo a tutelare l’integrità fisica e morale dei propri dipendenti contro eventuali rischi. Il principio vincola il datore all’adozione delle misure di prevenzione migliori, indipendentemente dal loro costo. L’obbligo, seppur ampio, non è però onnicomprensivo di qualsiasi evento che si verifica ai danni del lavoratore e dunque non si può ritenere automatica la responsabilità del datore di lavoro ogni volta che il danno si verifica.
Secondo la giurisprudenza, infatti, il lavoratore non ha diritto all’indennizzo quando l’infortunio derivi dal cosidetto “rischio elettivo”, vale a dire quando il danno è stato la conseguenza di un rischio collegato ad un comportamento volontario, volto a soddisfare esigenze meramente personali e, comunque, indipendente dall’attività lavorativa, cioè di rischio generato da un’attività che non abbia rapporto con lo svolgimento dell’attività lavorativa.
Tuttavia, con l’ordinanza dello scorso 18 giugno, la Suprema Corte ha stabilito che il datore di lavoro è tenuto a prevenire anche le condizioni di rischio insite nella possibile negligenza, imprudenza o imperizia degli stessi lavoratori. Quindi non possono essere comprese nel concetto di rischio elettivo la semplice negligenza, imprudenza o imperizia, in presenza delle quali rimane, comunque, la responsabilità del datore di lavoro.