La crisi politica cancella gli operai, oltre 240 mila rischiano il posto (La Repubblica)
Da Ilva a Whirlpool, da Bekaert a Embraco, la crisi di governo lascia irrisolte centinaia di emergenze industriali. I tavoli di crisi aperti al ministero dello Sviluppo Economico sono 158, i lavoratori coinvolti oltre 240 mila, le ore di cassa integrazione autorizzate in giugno erano 27,6 milioni aumentate del 42,6% sul 2018 (in crescita addirittura del 99,8% le ore di Cassa straordinaria e del 451,7% quelle in deroga). Sono i numeri che rischiano di tramutarsi in un bagno di sangue per molti lavoratori complice l’apertura della crisi di governo.
In un articolo odierno di Repubblica si sottolinea come l’emblema di questo limbo è il decreto varato dal Consiglio dei ministri il 6 agosto che sblocca 3,5 milioni per le emergenze industriali in Sardegna (Portovesme con la ex-Alcoa e Porto Torres); 30 per la Sicilia (Termini Imerese con Blutec in primis); 17 per la Whirlpool di Napoli; un milione per Isernia; introduce agevolazioni tariffarie per le industrie energivore (di nuovo la ex-Alcoa); fa un primo passo sui diritti dei rider; ripristina tutele legali “a scadenza” per i manager di ArcelorMittal che guidano l’Ilva, disinnescando così il rischio di chiusura dell’acciaieria.
L’articolo di Repubblica rimarca come il decreto è stato varato “salvo intese”, dunque non è in Gazzetta Ufficiale e andrà eventualmente convertito in piena crisi di governo. Una precarietà assoluta che allontana gli investimenti, le multinazionali e che, in queste ore, ha spiazzato anche Giorgio Sorial, collocato da Di Maio alla guida della task force del Mise sulle crisi industriali. «Quel decreto oltretutto è solo una goccia nel mare — sottolinea Re David — . Va assolutamente confermato e, se possibile, ampliato. Non si parli di ordinaria amministrazione, qualsiasi tipo di governo ci sarà nei prossimi giorni dovrà mettere in sicurezza i lavoratori ». Appello lanciato anche da Marco Bentivogli, leader della Fim-Cisl, sulle pagine de La Stampa : «L’industria italiana rischia davvero il colpo di grazia».