Le paure del lavoratore di oggi? Non solo risparmi e pensioni
In un periodo di profondi cambiamenti a livello tecnologico, economico e legislativo, quali sono le maggiori paure dei lavoratori di oggi? A rispondere è l’indagine realizzata da Zurich e Oxford University dal titolo “2019 Agile Workforce Protection”, in cui sono stati intervistati 16.000 persone lavorativamente attive (fra i 20 e i 70 anni) in 15 paesi. Ecco cosa è emerso:
1) La tecnologia aiuta nello svolgimento dell’attività lavorativa (tranne che in Italia), ma crea ansia e vulnerabilità per il futuro professionale
Per maggioranza dei lavoratori intervistati (54%), il proprio lavoro è migliore rispetto a 15 anni fa grazie all’impatto della tecnologia. Solo uno su quattro (23%), pensa invece che il progresso tecnologico abbia condotto a un peggioramento. I più ottimisti sono Brasile, Spagna ed Emirati Arabi Uniti. Tuttavia, nonostante nella quotidianità lavorativa la tecnologia sia percepita come un fattore abilitante, 1 intervistato su 4 teme che possa essere causa della perdita di lavoro nei prossimi 5 anni.
L’Italia è fuori dal coro: il 61% degli intervistati italiani ritiene che la tecnologia abbia impattato sul proprio lavoro in maniera negativa. Su questo risultato hanno probabilmente inciso il peggioramento complessivo del mercato del lavoro degli ultimi anni e la mancanza di prospettive. Inoltre, ben 4 italiani su 10 temono che la tecnologia li sostituirà nei prossimi 5 anni.
2) Sempre più multi-work, soprattutto le giovani generazioni
La maggior parte dei lavoratori a livello globale ha un solo lavoro (92%), ma aumenta la probabilità di doversi trovare un secondo lavoro, soprattutto negli Stati Uniti e in Giappone.
In Italia, l’8% dei lavoratori dipendenti ha più di un lavoro, valore che sale al 21% tra le partite Iva e al 23% tra i lavoratori occasionali. Il numero dei freelance o dei lavoratori a progetto è ormai in linea con i numeri globali (13%) e aumenterò nei prossimi 5 anni. Si tratta di lavoratori non tradizionali con minore possibilità di accedere alla protezione sociale che dovranno colmare questo gap.
3) Diminuisce la capacità di risparmio e aumentano le preoccupazioni finanziarie
Circa il 60% dei lavoratori globali ha dichiarato di aver risparmiato nel 2018. Il Giappone è il paese più virtuoso (70%), seguito da Germania (69%), Spagna (67%) e Australia (66%).
L’Italia non è più un paese di risparmiatori: meno della metà (48%) degli intervistati, infatti, ha dichiarato di essere riuscito a mettere da parte qualcosa nell’ultimo anno.
La pensione è la principale preoccupazione per tutte le classi di età dei lavoratori (circa il 44%). Per la fascia più giovane (20-29 anni) l’incapacità di riuscire a pagare le bollette a fine mese è una paura molto forte (34%).
Nel nostro Paese, la preoccupazione legata al potersi garantire una certa serenità in età
pensionabile è di gran lunga la più sentita: più di 1 su 2 avverte questa paura, alla quale si aggiunge quella di dover gravare su amici e familiari (21%).
4) La consapevolezza e l’adozione degli strumenti di protezione è ancora bassa
A livello globale, la conoscenza dei prodotti assicurativi di protezione si conferma bassa e, di conseguenza, anche la propensione alla sottoscrizione rimane limitata su tutte le forme di copertura, esclusa la previdenza complementare.
Gli italiani si collocano all’interno della media globale con una marcata impreparazione sui prodotti di protezione del reddito, invalidità e Long term care. A livello di sottoscrizione, gli italiani presentano una penetrazione dei prodotti di copertura da perdita di reddito, invalidità e malattie gravi inferiore del 10%.