Mercati emergenti, per S&P i lockdown cinesi aumentano i rischi inflazionistici
Rischi inflazionistici in aumento per i mercati emergenti, a causa dei lockdown che continuano a susseguirsi in Cina. Lo evidenzia un’analisi di S&P.
In particolare, a seguito delle forti ripercussioni economiche dovute a lockdown più rigidi del previsto, all’inizio di questa settimana S&P ha ridimensionato le previsioni di crescita del PIL cinese nel 2022, portandole a +4,2% rispetto al +4,9% previsto in precedenza. Questo impatterà e aumenterà i rischi per i Paesi emergenti.
Nel suo scenario di base, S&P ipotizza una graduale riduzione delle restrizioni attuali, ma ritiene improbabile che l’approccio del governo cinese alla gestione della pandemia cambi in modo sostanziale nel breve termine. I mercati emergenti (EM) che forniscono metalli alla Cina – come Cile, Brasile e Sudafrica – potrebbero trarre vantaggio dal rallentamento dell’economia cinese se il governo di Pechino risponderà alla situazione di vulnerabilità legata alla pandemia con una maggiore spesa per le infrastrutture.
Qualsiasi interruzione delle supply chain indotta dalla pandemia aumenta i rischi inflazionistici per gli emergenti. Secondo i dati settoriali sui principali Paesi emergenti, la produzione media dei 20 settori con le peggiori performance è ancora significativamente al di sotto dei livelli pre pandemici, e i settori che dipendono dai flussi turistici sono tra i più colpiti. Il turismo negli EM asiatici dipende in larga misura dalla Cina, dunque qualsiasi sviluppo negativo nel Paese potrebbe ritardare ulteriormente la ripresa.
Con la probabilità che la Fed inasprisca la propria politica monetaria a un ritmo più rapido del previsto, i tassi di cambio della maggior parte degli EM si sono indeboliti, anche nei Paesi che hanno registrato performance solide dopo lo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina (Brasile, Cile, Perù e Sudafrica). I downgrade hanno registrato un picco in aprile, ma sono avvenuti soprattutto in Turchia e in Thailandia.