Microsoft farà appello contro richiesta tasse arretrate per $28,9 mld
Microsoft ha annunciato che farà appello contro la decisione dell’Internal Revenue Service (IRS) degli Stati Uniti, secondo cui l’azienda deve almeno $28,9 miliardi di tasse non pagate e legate alla ripartizione di entrate e spese tra le sue filiali globali nel periodo 2004-2013.
Il conflitto nasce da un audit dell’IRS del 2012 riguardante il transfer pricing, una pratica utilizzata dalle aziende per trasferire profitti in paradisi fiscali ed evitare l’aliquota fiscale sulle società statunitensi. All’epoca, Microsoft stava trasferendo miliardi di dollari di profitti in giurisdizioni come Porto Rico, un territorio statunitense che applica un’aliquota societaria molto più bassa.
Daniel Goff, vicepresidente di Microsoft, ha dichiarato in un post sul blog che la struttura e le pratiche aziendali sono cambiate rispetto agli anni coperti dall’audit, pertanto le questioni sollevate dall’IRS non sono pertinenti al modo in cui le entrate vengono attualmente registrate. Goff ha scritto che Microsoft sta lavorando con l’IRS da quasi un decennio per affrontare le questioni relative alla ripartizione delle entrate e delle spese ai fini fiscali. L’azienda con sede a Redmond ha affermato che l’ulteriore fardello fiscale proposto di $28,9 miliardi non include le tasse pagate ai sensi del Tax Cuts and Jobs Act del 2017, che potrebbe ridurre l’importo di quasi $10 miliardi.
“Siamo fortemente convinti di aver agito in conformità con le regole e con i regolamenti dell’IRS e che la nostra posizione sia supportata dalla giurisprudenza”, ha detto Goff nel post. “Accogliamo con favore la conclusione della fase di audit dell’IRS che ci fornirà l’opportunità di lavorare su tali questioni presso IRS Appeals, una divisione ad hoc incaricata di risolvere le controversie fiscali.”
Le azioni Microsoft hanno registrato poche variazioni nel trading after hours, dopo la chiusura a $332,42 a New York.