Mps vola di oltre +6% dopo parole M&A Banco BPM, opzione nozze a tre con UniCredit. E continuano rumor Usa
Mentre gli analisti si interrogano su quale sia la sposa perfetta di Banco BPM, a seguito della voglia di risiko che l’AD Giuseppe Castagna ha (ri)confermato al quotidiano Il Messaggero, a registrare un forte balzo a Piazza Affari non sono UniCredit e Bper, considerate le scelte migliori di Piazza Meda, ma Mps.
Il titolo di Monte dei Paschi di Siena segna un rally fino a oltre +6%, sovraperformando il settore: Banco BPM è debole, UniCredit mette a segno un rialzo di appena mezzo punto percentuale, idem Bper.
Nel chiedere a Castagna quale potrebbe essere la preda perfetta, il Messaggero ha citato come spose UniCredit, Bper, Mps e ora anche Carige, con l’Fitd (Fondo interbancario di tutela dei depositi) a caccia di un acquirente della sua quota dell’80% nella banca genovese, dopo il nulla di fatto di Cassa Centrale Banca.
Castagna è stato vago: “La validità industriale è per noi preminente. La nostra posizione attuale si è rafforzata grazie alla revisione della partnership con Cattolica Assicurazioni e, in prospettiva, dalle potenziali opzioni che si aprono alla scadenza dell’accordo con Covea. Questa condizione ci permette di scegliere tra l’accrescere la nostra competitività e redditività stand alone o in alternativa esplorare le possibili strade sul fronte M&A. Ricordando anche il fatto che la legge di Bilancio 2021 introduce elementi oggettivi di convenienza per le aggregazioni bancarie, a patto che si perfezionino entro l’anno”.
Mps, si sa, è l’eterna patata bollente che il governo, anche quello di Mario Draghi, vorrebbe rifilare a UniCredit. E un matrimonio tra Banco BPM e UniCredit farebbe saltare i piani di Draghi & Co, lasciando il Monte di Stato solo, alla mercé, anche, dei fondi di private equity.
Nelle ultime settimane i rumor sul destino della banca senese sono stati diversi.
Tra questi, quelli secondo cui il Tesoro starebbe valutando di tutto e di più, anche la vendita di Mps a potenziali banche straniere (francesi?) o fondi, per l’appunto, di private equity. Tutto, pur di uscire dal capitale della banca senese.
D’altronde, secondo diversi analisti, Mps in versione stand-alone non ce la farebbe, soprattutto in tempi di pandemia.
Eppure il titolo Monte Paschi di Siena non sembra scontarla, almeno oggi, questa solitudine.
Così come non sembra scontare il rischio sempre più concreto che la nuova UniCredit di Andrea Orcel concretizzi il suo interesse verso Banco BPM, tra l’altro già manifestato qualche settimana fa, secondo alcune fonti, ora che Castagna continua a ribadire la sua voglia di risiko.
In realtà più volte si era parlato anche di uno scenario M&A che vedesse protagonista una fusione a tre con protagoniste proprio le tre banche UCG-Mps-Banco BPM.
E’ l’effetto Castagna a fare da assist al titolo Mps nella sessione odierna?
Ieri da Siena sono arrivate altre novità. La banca ha reso noto che circa il 29% degli 1,5 miliardi di euro di deficit di capitale previsto nel 2021 è riferibile all’accantonamento per rischi legali.
Dai dettagli delle risposte scritte ai soci pubblicate sul sito web, prima dell’assemblea annuale Mps ha rimarcato che il 23% del gap è dovuto all’accantonamento per la vendita di crediti inesigibili all’AMCO di proprietà statale, il 15% è legato al Covid e il restante 33% è dovuto a modifiche normative.
Monte Paschi ha stilato un piano che prevede una fusione con un peer e un potenziale aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro da completare nel terzo trimestre.
La banca ha avvertito che potrebbe scendere al di sotto dei suoi requisiti di riserva di capitale tra la fine di marzo e il completamento dell’aumento di capitale.
Intanto Fortune ha pubblicato un articolo confermando l’interesse degli investitori americani, come aveva anticipato qualche giorno fa un articolo de Il Sole 24 Ore:
“An Italian bank older than America itself is suddenly a hot commodity among American investors”. “Una banca italiana più vecchia dell’America stessa è improvvisamente una hot commodity tra gli investitori americani”.
Il quotidiano di Confindustria aveva parlato di “una oscura cordata di investitori americani guidata dall’ex deputato democratico e avvocato Norman Dicks”.
La “cordata avrebbe corteggiato il Tesoro, azionista (principale con una quota del 64%) di Mps, da fine 2020, senza riuscire a fare breccia sul Mef, scettico sulla solidità del progetto e dei suoi proponenti”.
La proposta includerebbe un assegno di 900 milioni per la quota del Tesoro, nell’ambito di un piano da 4 miliardi. E’ possibile che ‘gli oscuri investitori’ siano stati attratti dalla dote fiscale che il Mef potrebbe “mettere sul piatto per il compratore: dote che però il Mef potrebbe/vorrebbe assicurare a UniCredit”.
Stando a quanto riportato da Bloomberg, Dicks e i suoi legali riuscirono ad avere più di un contatto con il governo Conte. Gli stessi starebbero cercando di avviare trattative anche con il nuovo team del Tesoro guidato da Daniele Franco, dopo che l’ex presidente della Bce Mario Draghi ha sostituito Conte a febbraio.