Niente più aereo, Greta ‘pilota’ la svolta ecologica delle linee aeree
Greta Thunberg prepara un lungo viaggio dall’Europa all’America, probabilmente in barca a vela, sbandierando per l’ennesima volta il suo no ai viaggi in aereo. Messaggio che sta trovando proseliti tra migliaia di attivisti ecologisti che preferiscono i viaggi in treno.
Sono troppe le emissioni nocive provocate dai motori jet degli aerei che scaricano nel cielo il 2,5% della CO2 prodotta sul pianeta, più di Australia e Germania.
La strada presa da Greta, già nel 2015, è quella del “flight-shame” (letteralmente la “vergogna del volo”) e il suo tuor di aprile ne è stata una dimostrazione con 10 giorni tra Stoccolma, Amburgo, Roma, Basilea, Parigi, Londra e Bruxelles usando solo il treno.
Come scrive oggi Repubblica, il Flyggfritt – movimento svedese del “no all’aereo” – ha arruolato 14.500 persone che si sono impegnate a non mettere piede su un jet nel 2019 e questo si è tradotto in un ‘anomalo’ balzo della vendita di biglietti in treno in Svezia.
Iniziano ad arrivare le prime proposte per ridurre i voli. Quindici parlamentari francesi hanno presentato un disegno di legge per proibire l’uso dell’aereo sulle tratte come la Parigi-Marsiglia (collegate oggi da 35 voli al giorno) dove la differenza del tempo di viaggio tra aereo e alta velocità ferroviaria è sotto le due ore e mezza. Greenpeace chiede invece una sovrattassa per i frequent-flyer – il 15% dei grandi viaggiatori copre oggi il 70% dei voli totali. L’articolo odierno di Repubblica cita anche iniziative della società civile: molte università Usa stanno rivedendo la policy dei viaggi aziendali riducendo al minimo l’uso dell’aereo. E una piccola startup di Berino, la Weiberwirtschaft, regala tre giorni di ferie in più ai dipendenti che in vacanza ci vanno con il treno.
Le compagnie aeree si difendono rimarcando come inquinino molto meno che in passato: dal 2010 le emissioni di un singolo jet sono calate a un tasso medio del 2,8% l’anno. Di contro però il traffico cresce più in fretta: tra 2010 e 2018 il numero dei passeggeri annui è salito da 2,6 a 4,3 miliardi (e raddoppierà di nuovo nei prossimi vent’anni) e le tonnellate di biossido di carbonio prodotte sono balzate da 610 a 927 milioni di tonnellate l’anno.
Le compagnie hanno cercato di correre ai ripari acquistando crediti “ecologici” – investendo cioè in progetti di riforestazione o simili – proporzionali all’inquinamento che producono. E si sono date l’ambizioso obiettivo di dimezzare le emissioni nel 2050.