Petrolio in rimonta, Goldman Sachs rimane bullish nonostante timori Cina. Brent: il target per il 2023
Goldman Sachs scommette su un taglio della produzione di petrolio da parte dell’Opec+ e indica di essere positiva sui prezzi dell’oil nel 2023, prevedendo prezzi del Brent a 110 dollari. E’ quanto ha detto Jeff Currie, responsabile globale della divisione di commodities di Goldman Sachs.
L’outlook di medio termine sui prezzi del petrolio, per il 2023, è “molto positivo” e “Goldman Sachs conferma l’outlook di un Brent crude a $110 al barile”, ha detto Currie, ammettendo tuttavia la presenza di “molta incertezza”, andando in avanti.
I prezzi del petrolio oggi segnano un solido rialzo: il contratto WTI scambiato a New York balza dell’1,77% a $78,61 al barile, mentre il Brent sale di oltre il 2%, oltre quota 85 dollari.
Ieri le quotazioni del petrolio sono affondate: il contratto WTI scambiato sul Nymex di New York è precipitato al minimo intraday di $73,82, al valore più basso dal 27 dicembre del 2021, mentre il Brent è scivolato fino a $81,16 al barile, al minimo dall’11 gennaio scorso.
I due contratti hanno praticamente azzerato i guadagni incassati nel corso del 2022.
A pesare sulle quotazioni è stato il timore che la Cina persista nella sua politica di tolleranza zero nei confronti del Covid – la Zero Covid Policy – caratterizzata da severe misure di restrizione e lockdown: una politica che frena la crescita della sua economia. La Cina è tra l’altro il più grande importatore di greggio al mondo.
La riunione dell’Opec+, alleanza tra paesi Opec come l’Arabia Saudita e i paesi non Opec come la Russia, è attesa a Vienna il prossimo 4 dicembre.