Petrolio: mercato concentrato su conflitto, Cina e nucleare iraniano. Occhio a possibile mossa Arabia-Cina e yuan
Recupera terreno questa mattina il petrolio, dopo le recenti flessioni. Il Wti sale dell’1,4% a 97,8 dollari al barile, mentre il Brent guadagna circa il 2% a 102 dollari. Ieri i prezzi dell’oro nero hanno continuato il loro calo, con il Brent che ha chiuso al di sotto di 100 dollari per la prima volta da fine febbraio. Il mercato ha mostrato una contrazione di circa il 28% da quando il 7 marzo è stato toccato il massimo intraday di 139,13 dollari al barile.
“Al momento, il mercato sembra essere concentrato su due sviluppi. Il primo è la situazione Covid in Cina. Mentre Shenzhen è in lockdown da un paio di giorni, si iniziano a vedere restrizioni più severe in altre città – affermano gli esperti di commodity di ING nel consueto commento giornaliero -. In secondo luogo, sembra possano esserci progressi nei colloqui sul nucleare iraniano”. Intanto ieri l’Opec ha pubblicato il suo rapporto mensile sul mercato petrolifero, lasciando invariate le previsioni di crescita della domanda di petrolio per il 2022. Anche se ha evidenziato rischi al ribasso dato il conflitto in corso tra Russia e Ucraina.
Infine, ieri la stampa ha riportato la notizia secondo cui l’Arabia Saudita starebbe discutendo con la Cina la possibilità di utilizzare lo yuan per la vendita di petrolio a Pechino, e non più il dollaro statunitense. “Se ne parla da anni, ma nulla si è mai materializzato. Tuttavia, con le relazioni tra Stati Uniti e Arabia Saudita sempre più tese, potrebbe valere la pena prendere più seriamente questi potenziali colloqui”, aggiungono da ING. Una questione che avrebbe impatti considerevoli sul mercato del petrolio su scala globale che da sempre usa il biglietto verde come valuta ufficiale.