Petrolio: WTI e Brent ritracciano ma a febbraio balzo +20%. Oggi dietrofront anche per il rame
I prezzi delle commodities stanno ricoprendo un ruolo importante nello scatenare i timori su un eventuale balzo dell’inflazione e nel fomentare il reflation trade.
Focus sui prezzi del petrolio, che continuano a oscillare attorno al record degli ultimi 13 mesi.
C’è da dire tuttavia che la febbre oggi si smorza. Alle 12 circa ora italiana, i futures sul Brent scendono dello 0,52% a $66,53, mentre quelli sul WTI arretrano dello 0,55% a $63,18 al barile. A parte la parentesi odierna, da segnalare che entrambi i contratti sono balzati comunque del 20% circa nel mese di febbraio, prezzando sia l’interruzione dell’offerta di petrolio crude da parte del Texas che le prospettive di un miglioramento della domanda contestuale alla riapertura delle economie grazie alle vaccinazioni anti-Covid-19 e al loro miglioramento. Attenzione anche ai metalli di base, in particolare al rame, con il contratto a tre mesi scambiato sul London Metal Exchange che ieri è balzato dell’1,6%, a $9.457 la tonnellata, valore inferiore del 6% circa rispetto al record di sempre testato a $10.190 la tonnellata nel febbraio del 2011. Oggi il contratto ha però perso terreno, cedendo il 2% a $9.226 la tonnellata.