Piazza Affari (-4,6%) chiude in coda all’Europa, Credit Suisse affossa le banche
È durato lo spazio di una seduta il recupero delle borse europee, che oggi sono crollate nuovamente. Il Ftse Mib termina in ribasso del 4,6% a 25.565 punti, con le banche nuovamente sotto pressione in scia al tonfo di Credit Suisse (-24%).
Tra le big di Piazza Affari arretrano soprattutto Saipem (-9,9%), Unicredit (-9,1%), Tenaris (-8,95%), Finecobank (-7,6%), Bper (-7,2%), Banco Bpm (-7,1%) e Intesa Sanpaolo (-6,85%). Resistono Campari (+0,5%) e le utilities, in particolare Terna (+0,4%) ed Erg (+0,2%), sostenuta dai conti 2022 e dall’aumento del dividendo.
Dopo le turbolenze dei giorni scorsi legate ai fallimenti delle banche statunitensi SVB e Signature, stavolta è l’elvetica Credit Suisse a catalizzare le attenzioni degli investitori, dopo che la Saudi National Bank, primo azionista con il 9,9% del capitale, ha escluso nuove iniezioni di capitale.
In forte ribasso i rendimenti obbligazionari, con il Btp decennale al 4,09% e lo spread rispetto al Bund tedesco in allargamento a circa 197 punti base alla vigilia della riunione della Bce, dalla quale si attende un rialzo dei tassi di 50 punti base.
Fra i Treasury statunitensi, il biennale scende di oltre 40 punti base al 3,82% e il decennale in calo di 28 bp al 3,41%, mentre crescono le aspettative di tagli dei tassi per 100 bp entro fine anno da parte della Fed.
Il nuovo caso nel mondo bancario ha alimentato nuove vendite sul settore anche a Wall Street, dove l’S&P500 cede l’1,8% e il Nasdaq l’1,1%. Prima dell’apertura sono stati diffusi i dati di febbraio sui prezzi alla produzione, in rallentamento al 4,6% annuo, e le vendite al dettaglio, in flessione dello 0,4% mensile.
Sul Forex, il dollaro si rafforza nei confronti dell’euro portando il relativo cambio a 1,054, mentre il dollaro/yen si deprezza a 132,7, con la valuta nipponica favorita dallo status di bene rifugio. Fra le materie prime, il petrolio (Brent) sprofonda a 72 dollari al barile e l’oro balza a 1.933 dollari l’oncia.