Piazza Affari arranca sul finale, -1,37% per il Ftse Mib. Spread torna a 290 pb
L’ottimismo innescato dalla tregua commerciale fra Stati Uniti e Cina sembra essersi già dissipato per lasciare posto ad una moderata inquietudine. Il silenzio di Pechino e la mancanza di maggiori dettagli sull’accordo ha smorzato l’entusiasmo, gettando nuovi dubbi sulla possibilità di raggiungere effettivamente un’intesa duratura fra le due superpotenze.
Tornano, intanto, a farsi largo le preoccupazioni legate alla crescita globale, anche in relazione ad alcuni movimenti atipici della curva dei rendimenti obbligazionari statunitensi che potrebbero segnalare un rallentamento dei rialzi dei tassi da parte della Fed in concomitanza con l’avvio di una fase di recessione. In particolare, il rendimento del T-bond è sceso sotto la soglia del 3% per la prima volta da settembre e il tasso sul biennale ha superato quello del quinquennale per la prima volta dalla crisi finanziaria del 2007.
A Milano l’indice Ftse Mib chiude la seduta in calo dell’1,37% a quota 19.353,43 punti, il peggiore tra le principali Borse europee che hanno accentuando le perdite nel finale in scia al peggioramento di Wall Street dove gli indici cedono oltre il mezzo punto percentuale.
Tornando all’Italia “continuano le pressioni della Ue per un taglio consistente del deficit/Pil inserito in manovra, mentre alcune fonti di stampa segnalano la possibilità di tagli fino al 2% dal 2,4% previsto ora”, afferma Vincenzo Longo, market strategist di IG. Queste aspettative hanno riportato in auge i Btp a 2 anni che sono scesi sino a 0,67%, il livello più basso da luglio. Lo spread nei confronti del Bund sul decennale invece sosta poco sopra 280, una soglia che fa fatica a rompere al ribasso, complice anche un certo rafforzamento dei titoli tedeschi. Probabilmente solo dei passi concreti del governo in tema di deficit potrebbero portare a discesa sotto tale livello.