Piazza Affari barcolla ma evita il tonfo, Finecobank maglia nera
Dopo un avvio molto difficile, dettato dal peggior calo dal 2011 per Wall Street con impennata della volatilità (Vix balzato fino a quota 50 punti), l’azionario europeo ha recuperato in parte sfruttando il ritorno (solo momentaneo) degli acquisti a Wall Street. In chiusura il Ftse Mib ha ceduto il 2,08% a 22.347 punti dopo che in avvio aveva toccato dei minimi sotto quota 22mila. Il presidente della Federal Reserve di St. Louis, James Bullard, ha cercato di calmierare i timori di un balzo dell’inflazione dopo i dati di venerdì scorso sul mercato del lavoro (crescita salari ai massimi dal 2009, +2,9% annuo). A detta di Bullard gli ultimi dati del mercato del lavoro Usa non vanno letti come anticipatori di un aumento automatico dell’inflazione.
Nel pomeriggio è arrivata anche l’indiscrezione riportata da Bloomberg sulla Bce, che sarebbe in contatto con gli operatori di mercato per valutare se il recente sell off sui mercati azionari ponga un rischio alla stabilità finanziaria. La Bce non sarebbe ancora molto preoccupata dei recenti sviluppi sui mercati, poiché ritiene che si tratti di una correzione da livelli di prezzo eccessivamente elevati.
“I recenti movimenti azionari hanno riportato Wall Street ai livelli di dicembre – commenta oggi Steven Andrew, gestore del fondo M&G Income Allocation – . Accade spesso che, dopo guadagni molto repentini si possano osservare inversioni altrettanto rapide e questo spesso può succedere senza un chiaro elemento catalizzatore. Da tempo sosteniamo che le dinamiche di crescita dei tassi potrebbero generare volatilità su altri asset e questa sembra essere la causa che ha determinato almeno in apparenza i movimenti recenti”.
A Milano regina di giornata è stata Intesa Sanpaolo (+0,66%%) sostenuta dai risultati 2017, con ricavi che hanno battuto le attese, e il nuovo piano strategico al 2021. Secondo Goldman Sachs la qualità dell’attivo resta sotto controllo. Il piano prevede a livello di dividendi un payout scendere progressivamente al 70% a fine piano rispetto all’85% del 2018, obiettivo che si traduce in dividendi pari a 4,2 miliardi di euro (yield dell’8,1% alle quotazioni attuali). I target al 2021 sono: rote atteso al 14,6%, il roe al 12,4% e il risultato netto a 6 miliardi nel 2021. L’incidenza dei crediti deteriorati sui crediti a clientela totali nel 2021 dovrebbe attestarsi al 6% al lordo delle rettifiche e al 2,9% al netto.
Sul finire di giornata si sono portate in positivo anche Banco BPM (+1%) e Bper (+0,37%). Molto debole invece Finecobank (-4,43%) che ha chiuso il 2017 con un utile netto rettificato a 218,5 milioni di euro, +8,9% a/a. I ricavi ammontano a 586,7 milioni, +7,9% a/a, trainati dall’area Investing (+12,9% a/a) con management fees in crescita del 14,7% a/a in scia al miglioramento dell’asset mix e della produttività della rete e dall’area Banking (+11,1% a/a). La raccolta netta totale di gennaio segna 412 mln di euro (+55%), con quella gestita quasi raddoppiata a 252,8 mln.
Tra i peggiori anche Saipem ed Exor con ribassi superiori al 4%.