Piazza Affari giù, cresce attesa per DEF. Male Tim e big bancarie
Seduta senza smalto per Piazza Affari con il Ftse Mib sceso dello 0,10% a 21.646 punti. Il mercato non ha tratto vantaggio dal calo dello spread sotto area 230 pb con gli investitori che sembrano voler rimanere alla finestra in attesa della pubblicazione del DEF, attesa per domani. Buone indicazioni dall’asta Bot con domanda solida e rendimento dei titoli a 6 mesi più che dimezzato rispetto ai picchi del mese scorso.
Tra le big del listino spicca il calo del 2% di Tim, peggior performer dell’intero Ftse Mib. A pesare sono i timori crescenti degli investitori circa l’esito delle aste per le frequenze 5G, con le offerte che ieri hanno raggiunto complessivamente quota 5,15 miliardi. In seconda battuta il mercato guarda allo stallo sul fronte operazioni straordinarie dopo il nulla di fatto del cda del 24 settembre. Il Sole 24 Ore di oggi rimarca che ad oggi risulta “congelato” l’iter di cessione di Sparkle. Sulla società dei cavi internazionali incombe la spada di damocle delle intenzioni del governo con il ministro Luigi Di Maio che nelle scorse settimane aveva fatto capire che il governo si opporrebbe alla vendita da parte di Telecom.
Tra i Bancari in affanno le big Intesa Sanpaolo e Unicredit. Su quest’ultima oggi sono arrivate nuove indiscrezioni secondo cui la banca starebbe considerando l’opzione di una grande fusione nel 2019 e tra le possibili partner ci sarebbero l’inglese Lloyds Bank, Abn Amro e ING. Unicredit non ha commentato.
Seduta positiva per Fca (+0,56%). Il settore dell’auto europeo rimane sotto i riflettori all’indomani del profit warning lanciato dalla tedesca Bmw che ha rivisto al ribasso i target per l’anno in corso. “Il profit warning di Bmw è negativo per l’intero settore dell’auto”, commentano gli analisti di Mediobanca Securities che mantengono una raccomandazione “outperform”, con target price di 20,10 euro su Fca. Gli analisti sottolineano tuttavia che Fca ha già tagliato la guidance dopo i risultati del secondo trimestre 2018 in scia ai “minori margini attesi per Maserati (impattati dalla Cina) e alla negativa redditività in Apac”.