Piazza Affari inarrestabile con rush di Enel ed ENI. La migliore del Ftse Mib è Saipem (+8%)
Nuova seduta di forti guadagni per Piazza Affari. Il Ftse Mib ha chiuso sopra la soglia dei 22 mila punti (+2,04% a 22.145 punti) per la prima volta dal 27 febbraio scorso.
L’azionario globale che guarda con ottimismo alla transizione dall’amministrazione di Donald Trump a quella del presidente neo-eletto Joe Biden. Emily Murphy, responsabile del General Services Administration – agenzia che certifica il risultato delle elezioni presidenziali -, ha riferito a Biden che l’amministrazione Trump si sta muovendo per rendere disponibili al prossimo governo le risorse federali. Anche Trump ha confermato la notizia, sebbene non abbia ancora ammesso in via ufficiale la sconfitta alle elezioni presidenziali del 3 novembre scorso.
L’azionario Usa, ai nuovi record, guarda con favore anche alla scelta di Biden di mettere al timone del dipartimento del Tesoro Usa l’ex presidente della Federal Reserve, Janet Yellen.
Sul parterre di Piazza Affari ancora una giornata di forti acquisti su ENI, salita del 3,48% a 8,62 euro, sotto la spinta del balzo del petrolio che ha galvanizzato anche Saipem balzata di oltre l’8% e Tenaris (+6,31%).
Protagonista in positivo anche Enel (+4,18% a 8,41 euro) nel giorno della presentazione del nuovo piano industriale che indica investimenti da 190 miliardi di euro nel periodo 2021-2030. Il gruppo guidato da Francesco Starace prevede che l’Ebitda ordinario del gruppo crescerà in termini di cagr del 5-6% da qui al 2030 a fronte di una crescita dell’utile netto ordinario del 6-7%.
La politica di remunerazione degli azionisti prevede un dividendo fisso per azione garantito nel prossimo triennio con un cagr del 7% circa (da 0,35 euro/azione nel 2020 a 0,43 euro/azione nel 2023). Gli analisti di Equita ritengono quello di Enel “un buon piano con obiettivi di breve sostanzialmente in linea nel 20-21 e superiori alle attese al 2023. Il dividendo garantito offre uno yield del 5,2%.
Tra le banche oggi è continuato il rally del titolo Unicredit (+5,06% a 9,20 euro) tornato oltre il muro dei 9 euro, livello che non vedeva da giugno. A tenere banco sono ancora i rumor circa il pressing del Tesoro per convincere Unicredit a convolare a nozze con Mps. Credit Suisse valuta che una fusione con MPS comporterebbe per Unicredit un RoI del 23% e un incremento del 14% di EPS per il terzo anno; avrebbe anche un notevole impatto sul capitale dell'”anno 1″, stimato a circa 80 bps di capitale, il che ridurrebbe la capacità di Unicredit di effettuare riacquisti di azioni a breve termine e introdurrebbe rischi di esecuzione rispetto ad una base standalone. Nello scenario di base, Credit Suisse ipotizza sinergie di costo annue pari al 40% della base di costo di MPS, che saranno gradualmente introdotte in un periodo di tre anni, 1,5 miliardi di euro di costi di integrazione al netto delle imposte e una potenziale iniezione di 2,4-2,5 miliardi di euro in MPS da parte del governo italiano.
Giornata di acquisti convinti anche su Intesa Sanpaolo, salita del 2,82% tornando per la prima volta da marzo sopra il muro di 1,90 euro. Dai minimi del 29 ottobre sotto 1,4 euro, il titolo della maggiore banca italiana è balzato in avanti di oltre +35%. Un rally prepotente che ha indotto oggi gli analisti di Banca Akros a rivedere la raccomandazione sul titolo da ‘accumulate’ a ‘neutral’ con target price invariato proprio a 1,90 euro.