PIR 2, agevolazioni fiscali da estendere a tutti gli strumenti di finanziamento per le imprese
In Italia, negli ultimi anni, abbiamo assistito alla rapida diffusione dei PIR, i Piani Individuali di Risparmio, strumenti di investimento a lungo termine destinati alle persone fisiche e volti a canalizzare il risparmio privato a favore delle piccole e medie imprese.
Dopo il boom di raccolta che si è registrato nel 2017, sono emersi dei dubbi circa l’effettivo impatto di questo strumento sull’economia reale visto che a conti fatti le somme raccolte sono confluite prevalentemente su titoli emessi da aziende già quotate mentre quasi nulla è stato destinato alle imprese non quotate attraverso strumenti di private equity, private debt o venture capital.
Il decreto 30 aprile 2019 recentemente ha introdotte alcune novità sui PIR, che prevedono l’introduzione di un vincolo del 3,5% delle somme destinate ai PIR all’investimento su PMI quotate all’AIM e un altro 3,5% in venture capital nell’ottica di dare maggiore impulso allo sviluppo delle imprese di piccole dimensioni o di recente costituzione. Va ricordato, però, come sottolinea Sergio Zocchi, CEO di October Italia, piattaforma online di finanziamento alle imprese leader in Europa continentale, che la platea di potenziali beneficiari di questa allocazione specifica all’interno dei portafogli PIR è pari a 200-250 aziende al massimo, su un totale in Italia di oltre quattro milioni di imprese e un milione di società di capitali.
Si potrebbe immaginare di essere più ambizioni, e portare ancora maggiori risorse alle imprese che ne hanno bisogno. In che modo?, si chiede Zocchi.
“Estendendo ad esempio le agevolazioni fiscali oggi disponibili per i PIR e gli ELTIF anche a nuove asset class (tra cui i bond di distretto e i nuovi basket bond, il private debt, il private equity e le forme di permanent capital) sfruttando tutte le opportunità degli strumenti finanziari oggi disponibili sul mercato” dice il CEO di October Italia. “Creare le condizioni affinché, da un lato, gli investitori privati e istituzionali possano accedere a una pluralità di strumenti finanziari scegliendo i più adatti al loro profilo di rischio e dall’altro, le PMI possano effettivamente diversificare le fonti di finanziamento al di fuori del canale bancario – conclude – è l’unica garanzia per ottenere un impatto significativo e duraturo sulla crescita del tessuto imprenditoriale italiano”.