Russia-Ucraina: pericolo stagflazione? L’Europa è l’area che rischia di più
Se prolungato e sostenuto, l’aumento dei prezzi dell’energia si tradurranno in un significativo freno all’attività economica globale e in una grande spinta all’inflazione. Una dinamica che potrebbe far scattare il grande pericolo della stagflazione. Ad analizzare la probabilità di questo scenario è Silvia Dall’Angelo, Senior Economist per la divisione internazionale di Federated Hermes, secondo cui l’impatto varierà significativamente tra le diverse aree geografiche.
“Le sanzioni, che si sono intensificate costantemente nell’ultima settimana, saranno pesanti per la Russia, ma anche l’Europa si distingue come altamente vulnerabile, soprattutto a causa della propria dipendenza dalle materie prime energetiche russe e, più in generale, dei suoi legami commerciali e finanziari con la Russia”, avverte l’espeeta. Gli Stati Uniti invece sembrano più al sicuro, dati i loro trascurabili legami commerciali e finanziari con la Russia.
“Di conseguenza – precisa Dall’Angelo – la risposta politica sarà probabilmente diversa sui lati opposti dell’Atlantico. I paesi europei probabilmente ricorreranno a un certo allentamento fiscale per attutire il colpo ai consumatori dagli alti prezzi dell’energia, dedicando allo stesso tempo più spesa pubblica alla crisi dei rifugiati e alla difesa”.
Certamente il rischio di stagflazione, soprattutto in Europa, condizionerà le scelte di politica monetaria delle banche centrali nel Vecchio continente. “La Banca d’Inghilterra probabilmente aumenterà i tassi di 25 punti base nella sua prossima riunione di marzo, a causa delle preoccupazioni sull’inflazione, ma il percorso successivo è molto incerto – suggerisce l’esperta – Infine, la Bce sta probabilmente affrontando il trade-off crescita-inflazione più difficile, anche se i recenti dati economici (precedenti al conflitto in Ucraina) indicavano una prospettiva di inflazione più preoccupante. In futuro, l’evoluzione e la portata del conflitto in Ucraina saranno un input importante per le decisioni di politica monetaria ovunque, e in Europa in particolare”.