Smartworking tra i desideri più sentiti dei dipendenti. Ecco come renderli felici a seconda della generazione
Lo smartworking è tra i desideri più condivisi tra i lavoratori oggi. Le prime conferme a riguardo giungono dal sito d’informazione ZDNet, secondo cui il rientro nel proprio ambiente di lavoro è la causa principale dell’infelicità delle singole persone a tal punto che il 68% di 3.500 lavoratori statunitensi coinvolti in un sondaggio vorrebbero rimanere in smartworking. Inoltre, il 61% dei componenti del campione sarebbe disposto a tagliarsi lo stipendio pur di evitare il rientro in ufficio, rinunciando fino al 50% del proprio salario attuale.
In occasione della “Happiness Week at Work”, una domanda sorge allora spontanea: com’è possibile coltivare la felicità dei dipendenti e quali sono i fattori che li rendono insoddisfatti? Le questioni e le soluzioni da mettere in campo sono innumerevoli e variano a seconda della generazione di appartenenza dei componenti del team operativo. “Ogni generazione necessita di accorgimenti mirati per lavorare serenamente e coltivare la felicità all’interno del proprio workplace”, sottolinea Alessandro Zollo, amministratore delegato di Great Place to Work Italia.
Si parte con i boomer che, secondo Business Wire, sono alla ricerca di un miglior equilibrio fra vita privata e professionale: la felicità di questi professionisti si coltiva, promuovendo benefici relazionati alla cura della salute, oltre che sul lavoro interamente da remoto.
Passando alla generazione successiva, ovvero la Gen X, Business News Daily focalizza l’attenzione su alcuni punti. Innanzitutto, il singolo datore di lavoro è chiamato a consentire loro di lavorare in autonomia, rispettare le loro tempistiche, garantire un corretto equilibrio tra vita professionale e privata, comunicare con i diretti interessati in maniera efficace e trasparente, evitare la cosiddetta microgestione o la supervisione del dettaglio di ogni singola mansione assegnata, fornire ai singoli collaboratori opportunità di progresso e apprendimento tramite, per esempio, corsi di formazione e, infine, valorizzare l’esperienza, tenendo sempre in considerazione il valore di ogni professionista.
Per quanto riguarda poi la Gen Z, secondo il settimanale d’informazione Time, risulta indecisa: il 30% dei giovanissimi vorrebbe lavorare in smartworking, mentre il 34% afferma di essere più produttivo e coinvolto quando lavora dall’ufficio. Per la crescita personale e professionale di questi giovani collaboratori risultano fondamentali elementi come la cultura aziendale, la socializzazione con i colleghi e, allo stesso tempo, anche la presenza di un mentore o di un modello con cui connettersi e da cui prendere spunto. Per concludere, anche Psychology Today analizza la situazione “Gen Z related”, concentrando l’attenzione sul fatto che la maggior parte dei nati nel nuovo millennio predilige un modello di lavoro ibrido.