S&P: conflitto, inflazione e pandemia pesano su condizioni del credito globale. Le prospettive
“Il deterioramento delle condizioni macroeconomiche globali, combinato all’aumento dell’incertezza geopolitica e ai lockdown legati al Covid-19 in Cina, alimentano un’inflazione costantemente elevata, con la volatilità di mercato e irendimenti in aumento, rendendo le prospettive sempre più difficili per il credito”. E’ quanto emerge da un report di S&P Global Ratings (“S&P”) sulle condizioni del credito globale.
“I rating del credito si stanno mostrando resilienti” ma “potrebbero subire maggiori pressioni se la situazione dovesse persistere per più di uno o due trimestri, o peggiorare ulteriormente, poiché le famiglie stanno facendo fronte alla contrazione dei redditi reali e all’aumento dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari, le imprese devono affrontare condizioni di domanda più deboli e l’erosione dei margini ma anche l’inasprimento delle condizioni di finanziamento”, segnalano ancora dall’agenzia di rating sottolineando che “i governi hanno poca flessibilità per fornire ulteriore sostegno fiscale, dato che i livelli di debito e i deficit di bilancio rimangono elevati dopo la pandemia”.
L’agenzia di rating ricorda come uno degli sviluppi principali è l’aggiornamento delle ipotesi di S&P sulla durata della guerra in Ucraina. In particolare, S&P ritiene che il conflitto si stia trasformando in una guerra di logoramento, senza indicazioni su come possano ricominciare i negoziati in mancanza di un ritiro da parte russa dietro le linee di contatto del 24 febbraio. Di conseguenza, le sanzioni europee contro la Russia continueranno a intensificarsi e l’approvvigionamento energetico si manterrà al centro dei dibattiti. Un probabile embargo petrolifero da parte dell’UE manterrebbe i prezzi del petrolio e i premi al rischio elevati, si legge nel report, mentre il mercato del gas resterà molto teso, man mano che l’Europa si riequilibra dall’eccessiva dipendenza dal gas naturale di origine russa. In uno scenario negativo, spiegano ancora gli analisti, il mancato rifornimento degli impianti di stoccaggio del gas durante l’estate potrebbe portare a un razionamento per gli utenti industriali in alcuni Paesi il prossimo inverno, se la fornitura dei gasdotti russi venisse interrotta prematuramente.