Usa-Iran, Trump cerca di calmare le acque? Borsa Tokyo +2,31%, petrolio fino a -5%
Reazione positiva dell’azionario asiatico al discorso con cui il presidente Usa Donald Trump ha commentato gli attacchi che Teheran ha sferrato contro basi irachene che ospitano militari americani, come rappresaglia per l’uccisione del generale Qassem Soleimani.
Trump ha detto che “nessun americano è stato ferito nel corso del raid” (contrariamente a quanto ha affermato la stampa iraniana, che ha parlato di ’80 terroristi americani uccisi’) e che il “danno è stato minimo”. A suo avviso, Teheran starebbe abbassando inoltre per prima i toni, cosa che lui stesso, sembra, sarebbe disponibile a fare, visto che “Abbiamo missili, non c’è bisogno di usarli” e che “Gli Stati Uniti sono pronti alla pace con qualsiasi paese la cerchi”.
Ancora, il presidente ha detto che “non abbiamo bisogno del petrolio del Medio Oriente”. Allo stesso tempo, gli Stati Uniti “imporranno immediatamente sanzioni economiche punitive contro il regime iraniano”, e “all’Iran non sarà mai consentito di avere armi nucleari”.
Reazione molto positiva della borsa di Tokyo, con l’indice Nikkei 225 che ha chiuso salendo del 2,31% a 23.739,87 punti. Bene anche Hong Kong, +1,30%, e Shanghai, che avanza dello 0,76%. Sidney +0,83%, Seoul +1,30%.
Nella notte, due razzi Katyusha sono caduti tuttavia nella Green Zone di Baghdad, dove ci sono diverse ambasciate tra quella americana. Nessuna vittima, stando a quanto riportano i media principali.
Focus anche sui prezzi del petrolio che, durante la notte, hanno sofferto un tonfo di quasi -5%, scontando l’apparente volontà di Trump di optare per una de-escalation delle tensioni geopolitiche con l’Iran. Il contratto WTI scambiato a New York ha perso per la precisione fino a $3,09, o il 4,9%, a $59,61 al barile, scendendo sotto la soglia di 60 dollari al barile per la prima volta dallo scorso 16 dicembre. In precedenza, il contratto crude aveva segnato un balzo del 4,5%, salendo fino a $65,65, al record dallo scorso aprile. Dietrofront netto anche per i prezzi del Brent, che sono arretrati del 4% a $65,54 al barile, dopo che erano balzati di oltre +4% dopo la notizia degli attacchi di Teheran contro le basi americane in Iraq, volando fino a $71,75, al record dallo scorso settembre.