Vendite pesanti anche a Wall Street per paura Omicron: futures Dow Jones -460 punti. Titolo Moderna -5% dopo parole ceo
Vendite pesanti scatenate dalla paura della variante tornano ad attaccare le borse di tutto il mondo. I futures sul Dow Jones Industrial Average sono capitolati nelle ore precedenti fino a -555 punti. Alle 12.30 ora italiana, i futures sul Dow Jones perdono 461 punti (-1,31%), a 34.618 punti; i futures sul Nasdaq arretrano dello 0,52% a 16.306 punti, mentre i futures sullo S&P 500 scendono dell’1,04% a 4.602 punti.
Il sentiment negativo è stato rinfocolato dal numero uno di Moderna, l’amministratore delegato Stephane Bancel che, intervistato dal Financial Times, ha detto di ritenere che i vaccini esistenti siano meno efficaci contro la nuova variante del Covid.
Bancel aveva detto inoltre, in un’altra intervista rilasciata alla Cnbc nella giornata di ieri, che potrebbero volerci mesi per sviluppare e distribuire un vaccino ad hoc contro Omicron.
Le dichiarazioni di Bancel non fanno bene alla diretta interessata, la società produttrice di vaccini anti Covid-19 Moderna, che in premercato vede il titolo scendere di oltre il 5%. Bene invece la rivale Pfizer, tra i pochi titoli positivi dello S&P 500. In rialzo anche i titoli da lockdown, come Netflix e Zoom. Sotto pressione invece i titoli del settore viaggi, crocere e compagnie aeree: sell su Expedia, Norwegian Cruise Line Holdings e American Airlines, che scendono fin oltre il 3%.
E’ atteso per oggi il discorso del presidente della Federal Reserve Jerome Powell in audizione al Congresso, per la precisione alla Commissione bancaria del Senato. Dagli estratti del discorso emerge che Powell dirà, tra le altre cose, che “il recente aumento dei casi di Covid-19 e la variante Omicron rappresentano rischi al ribasso per l’occupazione e l’attività economica e un aumento delle incertezze per l’inflazione”. Powell aggiungerà che “nna maggiore preoccupazione sul virus potrebbe ridurre la volontà dei cittadini di lavorare in presenza, fattore che rallenterebbe i progressi del mercato del lavoro e intensificherebbe i problemi della catena dell’offerta”.