Wall Street azzannata da panico inflazione Usa. Nasdaq -3%, ora il rischio è di rialzo tassi Fed di 100 pb
Torna prepotente il panico inflazione a Wall Street. Wall Street azzannata dalle vendite: alle 15.50 ora italiana, il Dow Jones crolla di quasi 600 punti (-1,82%), a 31.792,96 punti; lo S&P scivola del 2,24% a 4.019 punti, mentre il Nasdaq Composite segna un tonfo del 3% circa a quota 11.904.
L’inflazione Usa sferra un nuovo duro colpo alla borsa Usa e, di conseguenza, all’azionario mondiale. E’ stato reso noto oggi il tanto atteso indice dei prezzi al consumo Usa, relativo al mese di agosto.
I numeri hanno messo in evidenza una crescita dell’inflazione superiore a quanto atteso dagli economisti, in alcuni casi perfino un rafforzamento rispetto al mese di luglio.
Nel mese di agosto, l’inflazione degli Stati Uniti misurata dall’indice dei prezzi al consumo è rallentata al ritmo annuo dell’8,3%, rispetto al +8,5% di luglio. L’indebolimento dell’indice CPI è avvenuto tuttavia a un ritmo inferiore di quanto atteso dal consensus degli analisti, che avevano previsto un aumento pari a +8,1%.
Su base mensile l’inflazione headline è salita inoltre dello 0,1%, rafforzandosi rispetto al dato invariato di luglio, e confermando una crescita superiore, anche in questo caso, alle stime, che erano per un calo dello 0,1%.
La componente core dell’inflazione ha alimentato ulteriormente i timori degli investitori, balzando ad agosto del 6,3% su base annua, così rafforzandosi rispetto al +5,9% di luglio, e ben oltre il +6,1% stimato; su base mensile, l’indice CPI core è salito dello 0,6%, oltre il +0,3% stimato e il doppio rispetto al precedente +0,3% di luglio.
I numeri affossano la speranza che l’inflazione degli Stati Uniti abbia toccato il picco, e alimentano dunque il timore che la Fed di Jerome Powell continui nel suo percorso di rialzi dei tassi aggressivi.
Immediata la reazione di Wall Street e dei rendimenti dei Treasuries Usa.
Dopo la pubblicazione del dato, i futures sul Dow Jones sono crollati fino a -500 punti base, scontando la prospettiva di una carrellata di strette monetarie monstre da parte della Federal Reserve di Jerome Powell.
Il prossimo annuncio sui tassi Usa è atteso in data 21 settembre: a questo punto una stretta di 75 punti base, la terza consecutiva, viene considerata inevitabile.
Anzi, secondo l’economista di Nomura Rob Dent, il dato relativo all’inflazione potrebbe aumentare anche “il rischio di una stretta di 100 punti base, sebbene non sia questo lo scenario di base”. In ogni caso, il mercato secondo Dent “dovrebbe considerare la possibilità che ci sia un altro rialzo dei tassi di 75 punti anche a novembre”. Si infiammano i tassi sui Treasuries Usa: quelli a 10 anni avanzano al 3,439%, quelli a 30 anni superano la soglia del 3,55%, quelli a due anni volano al 3,739%. A questo punto, stando al trend del FedWatch del CME Group, i futures sui fed funds prezzano un rialzo dei tassi di 75 punti base per la terza volta, la prossima settimana, con una probabilità pari al 100%.