News Finanza Indici e quotazioni Wall Street contrastata, Nasdaq -1%. Fed & banche centrali al test inflazione. L’Fmi lancia alert Bank of England

Wall Street contrastata, Nasdaq -1%. Fed & banche centrali al test inflazione. L’Fmi lancia alert Bank of England

14 Dicembre 2021 15:55

Wall Street contrastata dopo la pubblicazione del dato sull’inflazione Usa misurata dall’indice dei prezzi alla produzione, e in attesa del verdetto Fed sul tapering, che sarà annunciato nella giornata di domani.

Cadono di nuovo le meme stocks, come AMC Entertainment -3,7% circa e GameStop -1,7%. Alle 15.50 ora italiana circa, il Dow Jones sale dello 0,20% circa, a 35.721 punti; lo S&P 500 perde lo 0,35% a 4.652, mentre il Nasdaq Composite indietreggia dello 0,96% a 15.261 punti, sottoperformando chiaramente il mercato. I tassi sui Treasuries Usa a 10 anni sono in rialzo all’1,455%.

Tornando all’inflazione, nel mese di novembre l’indice dei prezzi alla produzione Usa è salito su base mensile dello 0,8%, oltre il +0,6% atteso dagli economisti. Su base annua, l’indice è volato del 9,6%, oltre il +9,2% stimato, al record di sempre. L’inflazione core – misurata dal dato depurato dai prezzi dei beni energetici ed alimentari – è cresciuta del 7,7% su base annua, più del +7,2% stimato. Su base mensile, il trend dell’inflazione core è stato pari a +0,7%, rispetto al +0,4% previsto.

Oggi inizia la riunione del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed. Il meeting si concluderà domani 15 dicembre con l’annuncio sui tassi: secondo gli economisti, Jerome Powell & Co annunceranno una accelerazione del tapering, che dovrebbe anticipare la fine del programma di Quantitative easing prima della scadenza fissata al giugno del 2022.

Il dato appena comunicato conferma la fiammata dell’inflazione negli States. La scorsa settimana è stata resa nota l’inflazione misurata dall’indice dei prezzi al consumo, balzata negli Stati Uniti dello +0,8% su base mensile, e del 6,8% su base annua, al ritmo record dal giugno del 1982. Gli economisti intervistati da Dow Jones avevano stimato un rialzo del 6,7%, anche in questo caso al record dal 1982, rispetto al 6,2% del mese di ottobre. L’inflazione Usa core misurata dall’indice dei prezzi al consumo esclusi i prezzi dei beni energetici e dei beni alimentari, è salita dello +0,5% su base mensile, scattando al rialzo dal 4,6% al 4,9% su base annua, in linea con le attese.

C’è da dire che, sebbene in forte crescita, il dato della scorsa settimana non aveva riservato grandi sorprese, in quanto si era confermato pressocché in linea con le previsioni. L’indice di oggi è tornato a suonare invece il campanello di allarme dell’inflazione.

Un assist a una politica monetaria più restrittiva da parte della Fed è arrivato intanto dal numero uno di Morgan Stanley, James Gorman.

“Ci stiamo dirigendo verso un contesto di tassi di interesse in rialzo”, ha detto Gorman in una intervista alla CNBC, aggiungendo che, “se io fossi al posto della Fed, inizierei a muovermi (con un aumento dei tassi) più presto che tardi”.

“Che la Fed – ha aggiunto il ceo del colosso bancario Usa – metta da parte un po’ di munizioni e accetti la realtà”.

Per la giornata di domani, gli economisti prevedono tassi fermi nel range compreso tra lo zero e lo 0,25% e un tapering ‘doppio’, ovvero una riduzione degli acquisti di asset, che da $15 miliardi al mese (taglio di $15 miliardi dal bazooka originario che comportava acquisti di asset per $120 miliardi al mese), raddoppi a $30 miliardi al mese.

Questa è indubbiamente la settimana delle banche centrali: dopo la Fed, il giorno successivo, giovedì 16 dicembre, si riunirà la Bce di Christine Lagarde.

Sempre giovedì 16 dicembre saranno annunciate le decisioni di politica monetaria della Bank of England.

Venerdì, toccherà alla Bank of Japan. In tutto saranno una ventina le banche centrali del mondo che snoccioleranno le proprie decisioni di politica monetaria, nell’arco dei prossimi giorni:

tra queste, le istituzioni di Norvegia, Messico, Russia, tutte alle prese con un contesto di una inflazione più alta, di prezzi delle commodities più alti, del riemergere della paura per la pandemia Covid-19, a causa della diffusione della variante Omicron.

Un avvertimento contro il rischio che la Bank of England, in particolare, non agisca contro l’inflazione è arrivato oggi dal Fondo Monetario Internazionale.

L’Fmi ha avvertito la BoE di non rimanere inerte di fronte al balzo dei prezzi visto che, secondo le stime dell’istituzione di Washington, l’inflazione UK toccherà probabilmente il record degli ultimi 30 anni l’anno prossimo, volando al 5,5%.

La Bank of England aveva già comunicato l’intenzione di aumentare i tassi di interesse, per riportare l’inflazione misurata dall’indice dei prezzi al consumo al 2% dal 4,2% attuale. Tuttavia, nelle ultime sessioni, alcuni economisti hanno detto che la BoE potrebbe anche decidere di posticipare di nuovo la stretta monetaria, visti i timori sulle conseguenze economiche della variante Omicron.

Tra i titoli protagonisti della sessione odierna, Tesla, in calo dopo la notizia relativa all’ennesimo smobilizzo delle azioni detenute dal suo ceo e fondatore Elon Musk. Stando alla documentazione depositata presso la Sec, comunicata nella serata di ieri ora di New York, Musk ha venduto altre 934.091 azioni del colosso produttore di auto elettriche Usa, per un valore di $906,49 milioni.

Il ceo di Tesla ha esercitato anche opzioni per acquistare 2,13 milioni di azioni al prezzo strike di $6,24 per azione. Le opzioni gli erano state consegnate con il piano di compensazione del 2012. Il titolo Tesla ha ceduto nella sessione di ieri il 5% a $966,41. Musk, che è diventato l’uomo più ricco del mondo, è stato appena nominato Person of the Year, persona dell’anno 2021, dal Time. Il titolo Tesla ha perso più del 20% dal record assoluto, fattore che ha portato la capitalizzazione di mercato del colosso a scendere al di sotto della soglia di $1 trilione. Al momento, il trend è di una flessione del 2% circa.

Focus anche su Beyond Meat, in rally di oltre il 6% dopo una fase ribassista durata tre sessioni. Il titolo del produttore di carne vegetale beneficia dell’upgrade di Piper Sandler, che ha alzato il rating sull’azione da “underweight” a “neutral”.

Gli strategist hanno motivato il miglioramento del giudizio con il lancio dei suoi hamburger nei ristoranti americani di McDonald’s che, a loro avviso, potrebbe diventare realtà tra meno di tre mesi.