Wall Street, effetto Big Tech: guadagni Facebook, Apple, Amazon spingono S&P a nuovo record. Dow Jones sconta annuncio GM
Rimonta del Nasdaq che, dopo la chiusura debole di ieri, torna preda degli acquisti, balzando dell’1% circa, a 13.817 punti circa. I buy sui titoli delle Big Tech portano l’indice S&P 500 a testare un nuovo record, oltre i 4091 punti, dopo la chiusura record della vigilia. In evidenza i titoli FAANG, con Facebook, Amazon, Apple, Netflix e la holding di Google Alphabet che salgono tutti dell’1% circa. Il Dow Jones è lievemente sotto pressione, e cede lo 0,16% a 33.391 punti circa.
Focus su General Motors, in calo di oltre -1%, dopo che il colosso delle auto ha annunciato l’estensione delle chiusure di diverse sue fabbriche situate in Nord America a causa della continua scarsità di chip necessari per la produzione.
Il costo delle chiusure degli impianti impatterà il bilancio del gigante di Detroit, riducendo gli utili operativi del 2021 di un ammontare compreso tra $1,5 e $2 miliardi, stando alle stesse previsioni di GM.
Oltre agli impianti già chiusi, altre fabbriche chiuderanno i battenti per un periodo di una o più settimane.
Indicazioni contrastate dal fronte macroeconomico, con le richieste iniziali dei sussidi di disoccupazione relative alla settimana terminata il 3 aprile che sono salite a 744.000 unità, ben al di sopra delle 694.000 unità attese dagli analisti intervistati da Dow Jones e superiori anche alle 728.000 unità precedenti. Non una buona notizia. Detto questo, il numero dei lavoratori americani che continuano a percepire i sussidi è sceso di 16.000 unità a 3,73 milioni, al minimo dal 21 marzo del 2020, dunque dai giorni in cui l’America ha proceduto ai primi lockdown a causa della pandemia del coronavirus Covid-19.
Gli investitori prestano attenzione alle minute della Fed pubblicate nella serata di ieri.
Dai verbali, relativi all’ultima riunione di marzo della Federal Reserve guidata da Jerome Powell, è emerso che “l’economia (americana) rimane lontana dagli obiettivi della Fed”, e che “ci vorrà del tempo prima che vengano compiuti ulteriori progressi” verso gli obiettivi prefissati.
“Il trend rimane incerto, con la pandemia che continua a rappresentare un rischio – si legge ancora – Le condizioni del mercato del lavoro sono migliorate nei mesi di gennaio e di febbraio ma l’occupazione è rimasta ben al di sotto dei livelli di inizio 2020”.
“I rischi sull’outlook dell’inflazione rimangono ampiamente bilanciati”, ha rassicurato il Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed, neri verbali.
Diversi esponenti della Commissione hanno avvertito tuttavia che “problemi dal lato dell’offerta e una forte domanda potrebbero far salire l’inflazione Usa più delle attese”.
In ogni caso, “i partecipanti hanno rilevato che ci vorrà del tempo prima che vengano compiuti progressi significativi nel raggiungimento degli obiettivi di massima occupazione e stabilità dei prezzi e che di conseguenza, in coerenza con la guidance basata sui risultati della Commissione, gli acquisti di asset continueranno al ritmo attuale almeno fino a quel momento”.
Il Fomc ha cambiato inoltre la sua guidance, in quanto ha chiaramente affermato che, d’ora in avanti, eventuali cambiamenti di politica monetaria dovranno “basarsi prima di tutto sui risultati osservati piuttosto che sulle previsioni”.
Alcuni membri del Fomc hanno inoltre sottolineato l’importanza che la Commissione comunichi le proprie valutazioni sui progressi dell’economia verso gli obiettivi di più lungo termine prefissati molto prima rispetto a quando i progressi potrebbero essere ritenuti tali da avallare un cambiamento negli acquisti di asset.
Attenzione anche alle dichiarazioni che sono state proferite nella giornata di ieri dal presidente americano Joe Biden, relative al suo maxi piano di rilancio delle infrastrutture, da $2 trilioni.
Biden ha confermato che il piano verrà finanziato da un aumento delle tasse sulle aziende fino al 28%, sottolineando tuttavia di essere pronto a negoziare sulla sua proposta.
In via separata, il dipartimento del Tesoro Usa ha comunicato che un aumento delle tasse proposto da Biden genererebbe entrate per un valore di $2,5 trilioni circa nell’arco di 15 anni, finanziando 8 anni di spesa per la costruzione o ricostruzione di strade, ponti, siti di transito, banda larga e altri progetti.
I tassi sui Treasuries a 10 anni sono in calo all’1,63%, dopo essere schizzati fino all’1,77% nei giorni precedenti, a conferma dello smorzarsi dei timori su un aumento brusco dell’inflazione Usa.