Wall Street futures in ribasso in attesa dato chiave inflazione. Tesla ancora giù dopo tonfo vigilia
Futures sugli indici azionari Usa sull’attenti, in attesa del dato chiave sull’inflazione, rappresentato dall’indice dei prezzi al consumo Usa, che sarà reso noto alle 14.30 ora italiana. Alla stessa ora saranno diramate anche le richieste iniziali dei sussidi di disoccupazione. I futures sul Dow Jones arretrano dello 0,20% a 36.138 punti; quelli sullo S&P 500 scendono dello 0,26% a 4.666, mentre quelli sul Nasdaq fanno -0,43% a 16,143 punti. Ancora già in premercato Tesla, reduce dal tonfo pari a -12% della giornata di ieri. Il titolo arretra di oltre l’1%. in due sedute ha perso quasi $ 200 miliardi di dollari di valore. Il survey su Twitter di Musk che ha chiesto se avrebbe dovuto vendere il 10% della sua quota è stato seguito dalla notizia del fratello Kimbal Musk che ha venduto alcune azioni la scorsa settimana. Ieri è poi arrivato l’affondo di Michael Burry che accusa Elon Musk di voler vendere azioni per coprire i debiti personali.
Ieri il Dow Jones ha perso lo 0,3%, lo S&P 500 ha ceduto lo 0,4%, interrompendo una fase rialzista che durava da otto giorni, il Nasdaq Composite è arretrato dello 0,6%.
Pubblicato alla vigilia un altro indicatore cruciale per monitorare il trend delle pressioni inflazionistiche: l’indice dei prezzi alla produzione, che a ottobre è balzato dell’8,6% su base annua: meno del +8,7% atteso, ma comunque sempre al ritmo record in quasi 11 anni. L’inflazione preoccupa anche la Cina: oggi Pechino ha pubblicato l’indice dei prezzi al consumo di ottobre. Il dato è balzato dell’1,5% su base annua, al ritmo più forte dal settembre del 2020, rispetto al +0,7% atteso dal consensus e dopo la precedente variazione pari a zero. Su base mensile, il rialzo è stato pari a +0,7%.
L’Ufficio Nazionale di Statistica della Cina ha sottolineato che l’indice è stato condizionato da alcuni fattori, tra cui la domanda delle commodities, le condizioni meteorologiche, i costi.
Boom anche per l’inflazione cinese misurata dall’indice dei prezzi alla produzione, volata del 13,5%, al record da quando le autorità di Pechino hanno iniziato a raccogliere il dato, nell’ottobre del 1996.
Gli analisti avevano previsto un incremento del 12,4% su base annua, dopo il +10,7% precedente. Su base mensile, il trend è stato di un aumento del 2,5%. Pechino ha spiegato il boom del dato, tra le altre cose, anche con la scarsità dell’offerta di energia.
Ed è alert inflazione in tutto il mondo, come dimostra il tonfo dei tassi reali dei titoli di stato di diverse economie.
Negli Stati Uniti, in particolare, con le aspettative di inflazione in aumento e i tassi nominali in calo, nel corso di questa settimana i rendimenti reali dei Treasuries Usa sono scivolati ancora di più sotto lo zero. In particolare, il tasso sui TIPS a 30 anni – ovvero delle securities che proteggono dall’inflazione con scadenza trentennale- è sceso ieri al minimo record, attorno al -0,60%. I tassi decennali dei TIPS sono scesi fino al -1,2%.
La conseguenza è stata l’allargamento del gap tra questi tassi e i tassi dei Treasuries a 10 anni: questo differenziale, parametro delle aspettative sull’inflazione conosciuto come tasso break-even, è aumentato dal 2% circa di inizio gennaio al 2,64%, a conferma di come la paura per l’inflazione sia sempre più forte, nonostante le rassicurazioni sulla sua natura transitoria che provengono dalla Fed di Jerome Powell e, nel resto del mondo, anche dalla Bce di Christine Lagarde.
In Germania i tassi dei bond protetti dall’inflazione con scadenza a 10 anni, che riflettono i cosiddetti rendimenti reali, sono scesi di fatto nelle ultime ore al minimo record pari a -2,09%.