Wall Street futures poco mossi dopo l’attesa rimonta. S&P reduce da migliore seduta da fine agosto
Futures Usa poco mossi, dopo il rally della vigilia, che ha portato lo S&P 500 a salire dello 0,9%, riportando il guadagno giornaliero più forte dal 27 agosto scorso. Alle 12.15 ora italiana, i futures sul Dow Jones cedono lo 0,08% a 34.673 punti; i futures sullo S&P 500 arretrano dello 0,13% a 4.466 circa; i futures sul Nasdaq fanno -0,21% a 15.463.
Il recupero di Wall Street nella seduta di ieri è stato sostenuto dai buy scatenati che hanno interessato i titoli energetici, con l’indice di settore schizzato del 3,8%.
Il comparto conta da giorni sull’assist che arriva dal boom dei prezzi del petrolio e del gas naturale, che stanno avendo ripercussioni mondiali, come dimostra l’imminente stangata sulle famiglie italiane, con un rincaro della bolletta fino a +40% nel corso di questo trimestre.
Oggi i prezzi delle commodities rallentano il passo; i prezzi del petrolio WTI sono ingessati attorno a $72,50, dopo essere schizzati di oltre +3% alla vigilia; il Brent rimane sopra $75, all’indomani di un rally pari a +2,5%.
Ieri l’agenzia Usa EIA ha confermato il forte impatto sulle scorte Usa del passaggio dell’uragano Ida, che continua a far sentire i suoi effetti.
Nella settimana che si è conclusa lo scorso 10 settembre, le scorte di oil in Usa sono scese di 6,4 milioni di barili a 417,4 milioni di barili, molto oltre il calo di 3,5 milioni di barili atteso dagli analisti intervistati da Reuters.
Stando a quanto emerge dal Bureau of Safety and Environmental Enforcement, il 30% della produzione del Golfo del Messico rimane chiusa, mentre si attende la conta dei danni dell’uragano Nicholas, downgradato a tempesta, che ha provocato allagamenti e blackout in Texas e Louisiana, stati dove alcune raffinerie rimangono chiuse dopo il passaggio di Ida.
Oggi, dal fronte macroeconomico Usa, arriverà il rapporto sulle richieste iniziali dei sussidi di disoccupazione: gli economisti intervistati da Dow Jones prevedono che, nella settimana terminata lo scorso 11 settembre, il numero dei lavoratori americani che hanno fatto richiesta per la prima volta dei sussidi di disoccupazione si sia attestato a un totale di 320.000 unità, in lieve rialzo rispetto ai +310.000 della settimana precedente.
Dopo sette mesi consecutivi di guadagni per lo S&P 500, reduce da un rally di quasi +20% da inizio anno, che lo ha portato a inanellare diversi record, molti analisti a Wall Street prevedono un trend accidentato e guadagni inferiori per la fine dell’anno.
Tra l’altro la storia non è dalla parte dei mercati, visto che di norma settembre è un mese negativo per le azioni.
Dai dati del CFRA emerge che, in media, lo S&P 500 è sceso dello 0,56% nel mese, dal 1945.
“Il muro della preoccupazione sta diventando sempre più difficile da scalare, con diversi tipi di timori e un mercato potenzialmente stanco”, ha commentato alla Cnbc Mark Hackett, responsabile della divisione di ricerca di Nationwide.
Dall’inizio del mese, il Dow Jones ha perso l’1,6%, lo S&P 500 è calato dello 0,9% riportando la performance mensile peggiore da gennaio, il Nasdaq ha fatto -0,6%.
“I fattori di stress a cui il mercato fa fronte non sono cambiati in modo significativo – ha continuato Hackett – Tra di essi, c’è la variante Delta, ci sono gli ostacoli sugli utili rappresentati dalle strozzature delle catene di approviggionamento e dalle sfide nel mercato del lavoro (difficoltà a reperire il personale necessario), le politiche fiscali e monetarie che da accomodanti diventano anch’esse un ostacolo, e le preoccupazioni sulla formazione di bolle in Cina”.