Wall Street futures positivi post Fed, ma nessuna festa. Alert recessione confermato da curva rendimenti Treasuries
A Wall Street i futures continuano a riportare un trend causamente positivo dopo la diffusione delle minute del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed, relative all’ultima riunione del 15 giugno, quando la banca centrale Usa guidata da Jerome Powell ha alzato i tassi di 75 punti, al nuovo range compreso tra l’1,50% e l’1,75%, procedendo alla stretta monetaria più forte dal 1994. L’impostazione hawkish della Fed di Powell non spaventa i mercati azionari, ma dal mercato dei Treasuries la paura di una recessione, fanno notare alcuni analisti, è confermata dall’inversione della curva dei rendimenti nel tratto 2-10 anni, che continua a persistere. Ieri l’indice S&P 500 e il Nasdaq hanno chiuso in rialzo per la terza sessione consecutiva: il Dow Jones Industrial Average è salito di 69,86 punti (+0,23%), a 31,037.68; lo S&P 500 è avanzato dello 0,36% a 3.845,08, il Nasdaq Composite ha segnato un aumento dello 0,35% a 11.361,85 punti. La borsa Usa ha retto dunque apparentemente il colpo delle minute della Fed. Alle 13.30 circa ora italiana, i futures sul Dow Jones e sul Nasdaq avanzano di oltre +0,30%, mentre i futures sullo S&P 500 crescono dello 0,24%. Nessun dramma sui mercati, ma anche nessuna voglia di festeggiare.
Ha reagito in modo più importante il mercato dei Treasuries:I i tassi a 10 anni sono scattati dopo la pubblicazione dei verbali di oltre +11 punti, fino al 2,924%, mentre quelli a 30 anni sono saliti di oltre 10 punti base, al 3,126%.
La curva dei rendimenti Usa è rimasta invertita, in quanto i tassi dei Treasuries a 2 anni sono più alti di quelli decennali, dopo uno scatto di ben 15 punti base fino al 2,967%.
L’inversione della curva dei rendimenti nel tratto 2-10 anni è nota per essere considerata segnale che anticipa l’arrivo di una recessione, anche se diversi sono gli economisti che hanno cercato di sfatare la correlazione.
L’ultima volta che la curva dei rendimenti si è invertita è stata a giugno, seppur per una breve durata. L’inversione si era manifestata già nella sessione del 31 marzo scorso.
Dalle minute è emersa l’impostazione hawkish della Fed, determinata ad alzare ulteriormente i tassi nella sua lotta contro l’inflazione.
Una stretta monetaria di 50 o di 75 punti base sarebbe “probabilmente appropriata” nella prossima riunione di luglio, in calendario il 26 e il 27 luglio.
Dai verbali è risultato che la Fed potrebbe diventare ancora più aggressiva, nel caso in cui l’elevata inflazione dovesse persistere.
“Molti esponenti (del Fomc) hanno osservato la presenza “di un rischio significativo che l’inflazione possa diventare radicata se i mercati dovessero mettere in dubbio la determinazione della banca centrale a combatterla” .
Il Fomc ha parlato al contempo della presenza di “rischi al ribasso per la crescita (dell’economia Usa, dunque del Pil), inclusa la possibilità che i rialzi della Fed producano un impatto più forte di quanto anticipato”.