Wall Street: futures Usa deboli, tassi Treasuries fanno dietrofront. Prezzi petrolio +1% con Texas
Futures Usa deboli, in un contesto in cui l’azionario globale continua a essere assillato dalla paura della reflazione, dopo il balzo dei tassi sui Treasuries Usa, con quelli decennali che ieri sono saliti fino a oltre l’1,3%, al record dal febbraio del 2020. Anche i tassi dei Treasuries a 30 anni hanno toccato il record in più di un anno, al 2,08%. I futures sul Dow Jones sono piatti con una variazione pari a -0,07% a 31.436; quelli sullo S&P 500 cedono lo 0,11% a 3.923,25 punti, mentre quelli sul Nasdaq arretrano dello 0,23% a 13.736 punti.
Oggi la paura di una brusca e improvvisa fiammata del tasso di inflazione viene tuttavia scontata in modo minore proprio dal mercato dei Treasuries: i tassi decennali ritracciano all’ 1,287%, mentre i trentennali scendono al 2,059%.
Un articolo di Bloomberg ha sottolineato tuttavia come la Federal Reserve di Jerome Powell potrebbe star iniziando a guardare con preoccupazione al boom dei prezzi del petrolio, a causa della loro incidenza nel far salire le aspettative sull’inflazione.
In teoria, la Fed ha fatto capire ai mercati che alzerà i tassi sui fed funds non prima del 2023. Ma il recente balzo in particolare del contratto WTI scambiato a New York, che ha toccato il record in più di un anno a $60,95 – sulla scia anche e soprattutto della preoccupazione sull’offerta del Texas, messa in ginocchio dalla forte bufera di neve – e il balzo dei tassi sui Treasuries potrebbero iniziare ad allertare Jerome Powell & Co.
A fomentare il rialzo dei tassi e le scommesse su un aumento più forte delle attese dell’inflazione è stata, nelle ore precedenti, anche l’attesa per il bazooka fiscale dell’amministrazione di Joe Biden, che potrebbe avere un valore di $1,9 trilioni, dando un poderoso stimolo alla crescita del Pil Usa.
La solidità dell’economia americana sarà testata tra poche ore, per la precisione alle 14.30 ora italiana, quando il dipartimento del Commercio Usa diffonderà il dato relativo alle vendite al dettaglio di gennaio.
Gli analisti intervistati da Dow Jones prevedono un recupero dell’1,2%, dopo la flessione a sorpresa pari a -0,7% avvenuta a dicembre.
Rimangono ben saldi i prezzi del petrolio: il contratto WTI scambiato a New York incassa un guadagno dello 0,93% a $60,61 al barile, mentre il Brent fa +1,12% a $64,06 al barile.
Ieri il petrolio WTI è volato ai nuovi massimi a 13 mesi sia per le speranze legate ai vaccini che, soprattutto, per la prospettiva di un calo della produzione dopo una tempesta di neve senza precedenti in Texas. Il freddo record ha comportato la chiusura temporanea di pozzi e raffinerie in Texas, il più grande stato produttore di greggio degli Stati Uniti.
Da segnalare che il Texas produce circa 4,6 milioni di barili di petrolio al giorno ed è sede di 31 raffinerie (dati della Energy Information Administration).