Wall Street: futures Usa in rialzo dopo tonfo Borsa post shock inflazione. Fed attesa al varco
Wall Street tenta la ripresa, dopo il bagno di sangue seguito allo shock provocato dalla pubblicazione dell’indice dei prezzi al consumo degli Stati Uniti, tra i parametri più importanti per monitorare il trend dell’inflazione.
Alle 12.10 circa ora italiana, i futures sul Dow Jones salgono di 114 punti (+0,37%); i futures sullo S&P 500 avanzano dello 0,51% e i futures sul Nasdaq Composite mettono a segno un rialzo dello 0,57%.
I principali indici azionari di Wall Street sono capitolati, attaccati da forti sell off. L’indice S&P 500 ha concluso la sessione peggiore dall’11 giugno 2020.
Wall Street è tornata nel mirino delle vendite dopo quattro sedute consecutive di rialzi.
L’esito dei forti smobilizzi è il seguente: il Dow Jones è scivolato di quasi -1.300 punti (-1.278.37 punti, in perdita del 3,94% a livello percentuale), a 31.104,95. Lo S&P 500 è arretrato di 177,74 punti (-4,32%) a 3.932,68 mentre il Nasdaq è crollato di 632,83 punti (o -5,16%), a 11.633,58 punti.
Massima attenzione al dato sull’inflazione misurata dall’indice CPI, che ha fatto scattare l’alert sull’inflazione core.
A conferma di come l’inflazione stia diventando sempre più radicata nell’economia Usa, e non dipenda solo dai prezzi energetici (che di fatto nel mese hanno puntato verso il basso), l’inflazione core degli Stati Uniti si è rafforzata nel mese di agosto.
L’inflazione headline degli Stati Uniti è rallentata al ritmo annuo dell’8,3%, rispetto al +8,5% di luglio. L’indebolimento dell’indice CPI è avvenuto tuttavia a un ritmo inferiore di quanto atteso dal consensus degli analisti, che avevano previsto un aumento pari a +8,1%.
Su base mensile l’inflazione headline è salita inoltre dello 0,1%, rafforzandosi rispetto al dato invariato di luglio, e confermando una crescita superiore, anche in questo caso, alle stime, che erano per un calo dello 0,1%.
Guardando all’inflazione core, quella che ha per l’appunto alimentato ulteriormente i timori degli investitori, in questo caso il trend di agosto è stato di un balzo del 6,3% su base annua, oltre +5,9% di luglio, e superiore anche al +6,1% stimato; su base mensile, l’indice CPI core è salito dello 0,6%, oltre il +0,3% stimato e il doppio rispetto al precedente +0,3% di luglio.
I numeri affossano la speranza che l’inflazione degli Stati Uniti abbia toccato il picco, e alimentano dunque il timore che la Fed di Jerome Powell continui nel suo percorso di rialzi dei tassi aggressivi.
Il prossimo annuncio sui tassi Usa è atteso in data 21 settembre: a questo punto una stretta di 75 punti base, la terza consecutiva, viene considerata inevitabile.
Anzi, secondo l’economista di Nomura Rob Dent, il dato relativo all’inflazione potrebbe aumentare anche “il rischio di una stretta di 100 punti base, sebbene non sia questo lo scenario di base”. In ogni caso, il mercato secondo Dent “dovrebbe considerare la possibilità che ci sia un altro rialzo dei tassi di 75 punti anche a novembre”.
A questo punto, stando al trend del FedWatch del CME Group, i futures sui fed funds prezzano un rialzo dei tassi di 75 punti base per la terza volta, la prossima settimana, con una probabilità pari al 100%. Non solo: i mercati stanno prezzando una stretta monetaria di 100 punti base già nel meeting di settembre con una probabilità in rialzo, pari al 47%.