Wall Street: futures Usa positivi ma ritracciano da massimi, focus sulla Fed. S&P 500 riparte da mercato orso
A Wall Street i futures sui principali indici azionari Usa confermano la voglia di rimonta, dopo il lunedì nero che ha seguito il venerdì nero della scorsa settimana.
I contratto tuttavia ritracciano dai massimi testati qualche ora fa, quando i futures sul Dow Jones erano balzati di oltre 300 punti e quelli sul Nasdaq segnavano un aumento dell’1,7% circa.
Alle 13.30 circa ora italiana, i futures sul Dow Jones salgono di 67 punti (+0,22%), quelli sullo S&P 500 avanzano dello 0,39%, mentre quelli sullo S&P 500 segnano un rialzo dello 0,68%.
Lo S&P 500 riparte dalla condizione di mercato orso in cui è ripiombato, in quanto a un valore inferiore di oltre il 20% rispetto al record testato a gennaio. Ieri il Dow Jones ha terminato la sessione della vigilia scivolando di 876,05 punti (o del 2,79%), a 30.516,74 punti; il Nasdaq Composite ha fatto peggio, capitolando del 4,68% a 10.809,23 punti. L’indice benchmark S&P 500 è crollato di quasi – 4% a 3.749,63 punti.
Si sta avvicinando pericolosamente al mercato orso anche il Dow Jones, sceso ieri a un valore inferiore del 17% rispetto ai precedenti massimi, mentre è da tempo che il Nasdaq Composite è in bear market, oscillando a un valore inferiore di oltre -33% dal record toccato nel novembre del 2021.
A tramortire la borsa Usa, oltre allo shock Bce, la paura che la Fed, dopo il dato sull’indice dei prezzi al consumo che ha dimostrato come l’inflazione degli Stati Uniti non abbia raggiunto il picco, sia costretta ad annunciare domani, al termine della riunione del Fomc che inizia oggi, un rialzo dei tassi di 75 punti base.
Il Wall Street Journal ha riportato l’indiscrezione sul rischio di una stretta monetaria di tale portata, superiore ai +50 punti base di rialzo dei tassi previsti dagli economisti fino a poco tempo fa.
I trader scommettono ora con una probabilità superiore a +90% che la Fed annunci la stretta di 75 punti base nella giornata di domani, stando almeno a quanto emerge dallo strumento CME Group’s FedWatch, che monitora le aspettative sulle mosse della Fed da parte dei mercati dei futures sui fed funds.
Tra i titoli, Oracle in rally di oltre +12% dopo aver riportato utili migliori delle attese.
Rallentano i tassi dei Treasuries, dopo la fiammata della vigilia che ha portato la curva dei rendimenti a invertirsi, con i rendimenti dei titoli di stato Usa a due anni che hanno superato i tassi decennali.
Il fenomeno continua a essere oggetto di dibattito, in quanto considerato un fattore che preannuncia l’arrivo di una recessione negli Stati Uniti.
Ieri i tassi sui Treasuries a 10 anni sono scattati al ritmo più forte dal marzo del 2020 al 3,3561%, mentre quelli a due anni sono volati fino al 3,3847% provocando, di conseguenza, l’inversione della curva dei rendimenti.
La curva è poi tornata alla normalità: al momento, i tassi sui Treasuries a 10 anni scendono al 3,32%, mentre quelli a due anni salgono al 3,311%, comunque molto vicini ai decennali.