Wall Street: futures Usa tentano la ripresa, si sfiamma la corsa dei tassi dei Treasuries
Futures Usa tentano la ripresa, seppur in modo debole, all’indomani dell’ennesima chiusura negativa di Wall Street, con il Dow Jones che è sceso alla vigilia di circa 173 punti (-0,5%), lo S&P 500 che è arretrato dello 0,4% e il Nasdaq Composite che ha ceduto lo 0,7%, riportando una fase ribassista di sette giorni per la prima volta dal 2016.
Alle 13.30 ora italiana, i futures sul Dow Jones salgono dello 0,13%, quelli sullo S&P 500 avanzano dello 0,17%, quelli sul Nasdaq crescono dello 0,21%.
Nelle ultime ore i mercati azionari sono stati frenati dall’ennesimo rinfocolarsi della fiammata dei tassi dei Treasuries Usa, con quelli decennali che sono volati nelle ultime ore fino al 3,353%, al record dal 16 giugno, quando toccarono il 3,495%. Rimane osservata speciale la corsa dei tassi dei Treasuries a due anni, ieri al 3,535%, al di sotto comunque del record dal 2007, degli ultimi 15 anni, testato la scorsa settimana al 3,55%. Ai livelli record dallo scorso giugno, nelle ore precedenti, anche i tassi dei Treasuries a 30 anni e a 5 anni, saliti rispettivamente al 3,484% e al 3,334%.
I rendimenti dei Treasuries hanno prezzato ieri e nelle ore della giornata di contrattazioni delle borse asiatiche lo spettro di una Fed più aggressiva sui tassi: spettro che è stato rafforzato dalla pubblicazione, ieri, del dato Usa sull’Ism servizi, che si è attestato ad agosto a 56,9 punti, meglio dei 55,5 punti attesi dal consensus di Dow Jones.
Ora i rendimenti dei Treasuries ritracciano, con i decennali che al momento scendono al 3,321%, e i tassi a due e a 30 anni che arretrano al 3,47% e al 3,472%. Ieri i tassi a 30 anni avevano chiuso al livello record dal 2014.
Si smorzano così le scommesse su una Fed di Jerome Powell più hawkish, che erano state intensificate dal presidente della Fed di Richmond, Thomas Barkin.
Nel corso di un’intervista, Barkin ha detto di credere che le strette monetarie siano destinate a essere più veloci, piuttosto che a rallentare il passo. “Non sarei sorpreso se tutti i tassi salissero oltre il 3,50% e rimanessero lì per tutto il 2023”, ha detto. L’obiettivo, ha aggiunto, è che “i tassi reali virino in territorio positivo” e che i tassi (sui fed funds) rimangano a determinati livelli fino a quando non ci convinciamo che abbiamo vinto la lotta contro l’inflazione”.
Barkin ha posto enfasi sulla pubblicazione del dato relativo all’inflazione Usa misurata dall’indice dei prezzi al consumo CPI, che sarà reso noto la prossima settimana, martedì 13 settembre.
Sarà quello il dato che condizionerà la politica monetaria della Federal Reserve, la cui strategia si può riassumere nelle parole “alza e valuta, alza e valuta”.
Ma ora i rendimenti dei Treasuries Usa si sfiammano, consentendo alla borsa Usa di tentare almeno il recupero.