Wall Street gelata da tonfo Target (-13%): effetto contagio su settore retail. Nasdaq -1%
Wall Street contrastata dopo la sessione positiva di ieri, che ha visto lo S&P 500 chiudere in progresso dello 0,87%, il Dow Jones salire di 56,22 punti (+0,17%), il Nasdaq balzare dell’1,45%. Alle 15.40 circa ora italiana, il Dow Jones è poco mosso, attorno a 33.601 punti; lo S&P 500 cede lo 0,38% a 3.976, mentre il Nasdaq Composite sottoperforma con una flessione che si avvicina al -1%, scendendo a quota 11.253 circa.
Buone notizie dal fronte macroeconomico: nel mese di ottobre, le vendite al dettaglio degli Stati Uniti sono salite dell’1,3%, meglio della crescita dell’1% attesa dal consensus, e in forte miglioramento rispetto al trend invariato di settembre. Ex auto, la crescita è stata sempre dell’1,3%, decisamente meglio sia rispetto al precedente aumento dello 0,1% che al +0,4% previsto. Escluse le vendite di auto e di benzina, il dato è salito dello 0,9%, ben oltre il +0,2% previsto e il +0,6% precedente (rivisto al rialzo dal +0,4% inizialmente reso noto).
Le vendite al dettaglio hanno dimostrato come le spese per consumi rimangano solide, nonostante la piaga dell’inflazione. E tuttavia, rimanendo nel settore retail, non è certo di buon auspicio quanto emerso da Target. La società ha di fatto suonato il campanello di allarme recessione negli Stati Uniti, confermando l’impatto negativo dell’inflazione sulla propensione dei consumatori americani, annunciando un tonfo degli utili del 50% circa, sulla scia dell’aumento delle scorte e del rallentamento delle vendite.
Nessun ottimismo in attesa dell’imminente stagione dello shopping natalizio, tutt’altro; Target ha lanciato l’alert sulle vendite nel periodo più promettente dell’anno per il mondo retail: quello festivo, per l’appunto, che negli Stati Uniti parte ufficialmente il Black Friday, il giorno dopo il Thanksgiving.
Il reitailer Usa stima ora vendite comparate, nel quarto trimestre, in ribasso, rispetto alla crescita del 3,1% prevista da FactSet.
Proprio Target, con un tonfo di oltre -13% guida le vendite che si abbattono a Wall Stret su alcuni titoli del settore retail. Prova di resistenza per Wal-Mart, mentre Macy’s affonda di oltre il 7%. Bed Bath & Beyond -3,6%, Home Depot -1,5%, e Costco piatto. Eccezione Lowe’s, altra società retail, specializzata nella vendita di prodotti per la casa, che reagisce invece positivamente alla trimestrale.
Lowe’s ha annunciato di aver concluso il terzo trimestre dell’anno con un eps adjusted di $3,27, meglio delle attese. Ha battuto le stime anche il fatturato, che si è attestato a $23,48 miliardi. Meglio delle previsioni anche le vendite comparate. Il titolo sale di oltre il 2%.
Informazioni macro meno positive sono arrivate con il dato relativo alla produzione industriale Usa che, nel mese di ottobre, è sceso dello 0,1%, rispetto al +0,2% atteso e alla precedente crescita dello 0,4%.
Il rallentamento delle pressioni inflazionistiche è stato confermato anche dall’indice dei prezzi alle importazioni, scese dello 0,2% dopo il calo dell’1,1% di settembre, meno comunque della flessione dello 0,4% prevista dagli economisti.
Ieri è stato diffuso un altro dato che ha confermato lo smorzarsi delle pressioni inflazionistiche: l’indice dei prezzi alla produzione, sempre di ottobre.
Buoni motivi per sperare che la Fed di Jerome Powell, a partire dal prossimo meeting del Fomc (il braccio di politica monetaria della banca centrale americana) previsto per la metà di dicembre, alzi i tassi sui fed funds in modo meno aggressivo, ce ne sono.
Tuttavia, l’inflazione Usa rimane ben lontana dal target del 2% a cui la Fed punta. Alcuni strategist indicano che, nel breve termine, soprattutto dopo il rally poderoso di Wall Street della scorsa settimana, la borsa Usa dovrebbe ritracciare:
“Nel breve termine, il mercato è molto tirato ed è ora che faccia dietrofront e digerisca il rally”, ha commentato alla Cnbc Adam Sarhan, CEO di 50 Park Investments.
Una speranza su strette monetarie meno aggressive è arrivata comunque con le dichiarazioni rilasciate dalla presidente della Fed di Kansas City, Esther George.
“E’ possibile che i tassi di interesse debbano salire a livelli più alti, al fine di rallentare l’economia” (e dunque l’inflazione)”.Tuttavia, “avrebbe senso ridurre l’intensità dei tassi, l’anno prossimo, con strette monetarie dello 0,25%”.
La Fed di Jerome Powell ha alzato i tassi Usa, lo scorso 2 novembre, di 75 punti base, per la quarta volta consecutiva, portandoli dal range compreso tra il 3% e il 3,25% al nuovo range compreso tra il 3,75% e il 4%, valore record dal 2008.
Esther George ha avvertito in ogni caso che “la sfida reale è rappresentata dal pericolo di fermare le strette monetarie in modo prematuro”. In sostanza, ha detto la funzionaria della Fed, “abbiamo molto lavoro da fare”.
Sul mercato dei Treasuries Usa, i tassi a dieci anni rimangono sotto la soglia del 4%, in ribasso al 3,721%, mentre i tassi a due anni sono piatti al 4,349%.