Wall Street in rialzo, buy scatenati su Nvidia (+14%). Crollo Domino’s, pizzerie Usa in crisi
Wall Street in solido rialzo, con gli investitori che si concentrano su alcune trimestrali Usa positive, che riguardano in particolare il settore tecnologico. Alle 14.02 ora italiana, il Dow Jones sale dello 0,23%; lo S&P 500 segna una crescita dello 0,44% mentre il Nasdaq avanza dello 0,89%. Alle 16 circa ora italiana, il Dow Jones sale di più di 175 punti (+0,54%), a 33.221 punti; lo S&P 500 segna un progresso dello 0,55%, il Nasdaq anche sale di mezzo punto percentuale circa.
Tra i titoli, nel premarket si è messo in evidenza il boom di acquisti sulle azioni del gigante dell’e-commerce cinese Alibaba, scattato fino a quasi +6%. In avvio di seduta a Wall Street, le ADR di Alibaba si sfiammano, registrando un progresso del 2,2% circa.
Il colosso made in China ha annunciato di aver concluso il suo terzo trimestre fiscale, relativo al periodo compreso tra ottobre e dicembre del 2022, con un fatturato di 247,76 miliardi di yuan (l’equivalente di $35,92 miliardi), più alto dei 245,18 miliardi di yuan attesi dagli analisti intervistati da Refinitiv, e in crescita del 2% su base annua.
L’utile per ADR di Alibaba è stato pari a 19,26 yuan, molto meglio dei 16,26 yuan stimati e in crescita del 14% su base annua.
L’utile netto complessivo di Alibaba è ammontato a 46,82 miliardi di yuan, in rialzo del 69% su base annua.
Forti acquisti permangono invece sul titolo Nvidia, che schizza di oltre +14%, dopo che il produttore di chip ha annunciato una trimestrale che ha battuto l’outlook degli analisti. Da inizio anno, Nvidia ha registrato la miglior performance all’interno del Philadelphia Stock Exchange Semiconductor Index, con un rialzo del 42% (contro il +14% dell’indice dei semiconduttori).
L’azienda californiana è così tornata ad essere il produttore di chip più capitalizzato al mondo, con una market cap di 510 miliardi di dollari.
Dal fronte delle trimestrali, arrivano però anche notizie no, con la diffusione dei risultati di bilancio delle catene di pizzerie Usa, Domino’s Pizza and Papa John’s. Crisi pizza negli States?
Risposta affermativa, con l’inflazione che continua a correre troppo rispetto ai desiderata della Fed di Jerome Powell.
Entrambe le catene di pizzerie made in Usa hanno di recente alzato i prezzi, per far fronte all’aumento
dei costi del lavoro, dei trasporti e dei beni alimentari.
Domino’s ha deluso le stime degli analisti relative alle vendite comparate negli Stati Uniti e al fatturato. Il titolo sconta anche la decisione del gruppo di rivedere al riasso il proprio outlook.
Domino’s ha per la precisione riportato un fatturato, nel quarto trimestre del 2022, pari a $1,39, inferiore agli $1,44 attesi dal consensus degli analisti intervistati da Refinitiv. L’eps su base adjusted si è attestato invece a un valore migliore delle attese, a 3,97 dollari rispetto ai precedenti 3,94 dollari.
Le vendite comparate Usa del gruppo con sede nel Michigan sono salite tuttavia di appena lo 0,9%, molto al di sotto dell’aumento del 3,4% previsto da StreetAccount. Domino’s ha inoltre tagliato le stime sulle vendite dei prossimi 2-3 anni a un tasso di crescita compreso tra il 4% e l’8%, rispetto alle precedenti previsioni di un rialzo compreso tra il 6% e il 10%. Domino’s scivola di oltre il 10%, Papa’s Johns perde più del 6%.
Papa’s Johns, altra catena di pizzeria famosa negli Usa, ha riportato invece nel quarto trimestre un fatturato di
$526,2 milioni, superiore ai $523,8 milioni attesi. L’eps adjusted ha battuto anch’esso le previsioni, attestandosi a $0,71, oltre i $0.66 attesi. Ma il gruppo ha deluso le attese sulle vendite dei ristoranti del Nord America, incassando un fatturato di $172,2 milioni, inferiore ai $172,7 milioni attesi da StreetAccount.
A proposito di inflazione Usa, ieri dal fronte macro sono state rese note le minute della Fed guidata da Jerome Powell, relative all’ultima riunione del Fomc del 31 gennaio-1° febbraio, che si è conclusa con l’annuncio di un rialzo dei tassi di interesse Usa di 25 punti base, al nuovo range compreso tra il 4,5% e il 4,75%, record dall’ottobre del 2007.
Dalle minute è emerso che “i rischi sull’outlook dell’inflazione puntano verso l’alto”. Tali rischi includono il “reopening dell’economia cinese” successivo all’abbandono della politica Zero Covid della Cina” e la “guerra in Ucraina”.
Non solo. Nell’ultima riunione del Fomc di inizi febbraio “alcuni esponenti erano favorevoli a una stretta di 50 punti base”, dunque più aggressiva di quella di 25 punti varata da Powell & Co.
Sono soprattutto i tassi dei Treasuries Usa a prezzare una Fed più hawkish: in particolare, i tassi dei Treasuries a 10 anni sono saliti nelle ultime ore fino al 3,951%, mentre i tassi dei Treasuries a due anni sono balzati al 4,712%. Tuttavia ora i rendimenti puntano verso il basso: i tassi sui Treasuries a 10 anni scendono attorno al 3,905%, mentre i rendimenti a due anni sono in lieve ribasso al 4,696%.