Wall Street in rialzo nonostante boom inflazione Usa. Tassi Treasuries non suonano l’alert
L’inflazione Usa corre al ritmo più veloce dal febbraio del 1982, ovvero in 40 anni circa. Ma Wall Street oggi non scende, almeno per ora. Il Dow Jones sale dello 0,41% a 36.401 punti; lo S&P 500 avanza dello 0,45% a 4.734, il Nasdaq fa +0,56% a 15.246.
Abituati a paventare ormai il peggio, gli investitori hanno quasi tirato un sospiro di sollievo nel rendersi conto che, a dicembre, l’inflazione ha accelerato sì il passo, ma non a un ritmo troppo superiore alle attese.
Di fatto, lo scorso mese, l’inflazione misurata dall’indice dei prezzi al consumo Usa è balzata ulteriormente, al tasso annuo del 7%, rispetto al +6,8% di novembre. Gli analisti intervistati da Dow Jones avevano previsto un balzo del 7% su base annua, al tasso più forte dal 1982, per l’appunto.
Su base mensile, la crescita è stata però superiore alle attese, pari a +0,5%, rispetto al +0,4% atteso. Più delle attese è stato anche il rialzo annuo della componente core del dato, ovvero l’indice depurato dai prezzi dei beni alimentari ed energetici, l’inflazione core, avanzata del 5,5%, rispetto al +4,9% precedente, contro il +5,4% previsto.
Più delle attese, infine, la crescita dell’inflazione core su base mensile, pari a +0,6%, contro il +0,4% atteso.
Che l’inflazione continui a correre è un dato di fatto. Tuttavia la speranza è che il suo picco sia vicino, come hanno fatto notare anche alcuni economisti intervistati dalla Cnbc.
Tra questi Luke Tilley, chief economist presso Wilmington Trust, ha detto che, “a un certo punto, nel corso dei prossimi due mesi, l’inflazione avrà testato il suo picco, a dicembre oppure nel corso del primo trimestre. Noi prevediamo che l’inflazione rallenterà nel 2022. Ci aspettiamo che i prezzi saliranno dunque più lentamente nel 2022 rispetto a quanto hanno fatto nel 2021”.
Wall Street dunque sale, proseguendo nella via dei guadagni dopo il trend positivo di ieri.
L’inflazione continua a ossessionare gli operatori di mercato, e la stessa Fed, che si conferma più falco delle attese: ieri, nella sua audizione alla Commissione bancaria del Senato Usa, il numero uno della Federal Reserve Jerome Powell ha ribadito che l’economia americana versa in condizioni tali da avallare una politica monetaria più restrittiva.
“Nel corso di quest’anno…se la situazione si svilupperà come previsto, normalizzeremo la politica (monetaria), il che significa che termineremo i nostri acquisti di asset nel mese di marzo, il che significa che alzeremo i tassi nel corso dell’anno – ha detto Powell -A un certo punto, forse verso la fine di questo anno, inizieremo a ridurre il bilancio, e questa è semplicemente la strada per normalizzare la politica”.
“Se vedremo che l’inflazione persisterà ad alti livelli per un periodo di tempo più lungo delle attese – ha aggiunto Powell – se dunque dovremo alzare di più i tassi, allora lo faremo. Utilizzeremo tutti i nostri strumenti per far tornare l’inflazione” a livelli considerati accettabili.
Detto questo, dopo l’ondata di sell off che si è abbattuta sui mercati, Wall Street sembra iniziare a digerire la prospettiva di rialzi dei tassi nel corso dell’anno.
Ieri rimonta del Nasdaq, che ha guadagnato l’1,41% a 15.153,45 punti. Bene anche lo S&P 500, salito dello 0,92% a 4.713,07 punti, mentre il Dow Jones Industrial Average ha messo a segno un rialzo di 183,15 punti (+0,51%), a 36.252,02 punti.
Stabilizzazione dei tassi dei Treasuries, con quelli decennali che segnano un calo all’1,73%, dopo essere volati fin oltre l’1,80% nelle ultime sessioni. Stamattina i rendimenti sono scesi fino all’1,72%.